lunedì 13 maggio 2024

Black Flies


Titolo: Black Flies
Regia: Jean-Stéphane Sauvaire
Anno: 2023
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Ollie Cross è un giovane paramedico alle prime armi con il sogno di superare l'esame di medicina, per il quale studia nel suo squallido appartamento di Chinatown. Il resto del tempo lo passa su'un ambulanza guidata da Rutkovsky detto Rut, un partner di consumata esperienza con una vita personale disastrata e la capacità di supplire ad un'istruzione limitata (e un'intolleranza cronica alle procedure) con grandi intuito e pragmatismo. L'area loro assegnata è East New York, il che significa che l'utenza con cui hanno a che fare è composta di tossici e spacciatori, mariti violenti e vittime di sparatorie fra gang rivali, malati di mente e criminali da strapazzo. Questo, e la pressione di un lavoro in costante emergenza, fa camminare Ollie e Rut su un crinale precario e li porta ad addentrarsi nel lato oscuro della natura umana (compreso il proprio), inseguendo la speranza di "far stare meglio le persone". E da lì a credersi divinità in grado di decidere della vita e della morte degli altri il passo rischia di essere breve.
 
Il dark side di Brooklyn è sempre interessante soprattutto se a delinearlo e viverlo sono dei paramedici di cui il protagonista è alle prime armi nella prima notte per vedere e tastare con mano l'anima del cuore pulsante della Grande Mela. C'è tanto cinema indipendente, un ritmo concitato e nervoso, dialoghi impazziti e tanta impulsività e caos in tante situazioni di disagio controllate molto bene dalla macchina da presa. Olie e Rut sono il mentore e l'allievo. Ognuno con i suoi fantasmi nell'armadio dove vorrebbero conoscersi di più ma non ne hanno il tempo perchè le emergenze sembrano non finire mai finendo a contatto con cadaveri in stato di decomposizione avanzata, crisi d'astinenza, incubando e ricucendo tutto sempre in un caos pazzesco che non sembra mai dare un attimo di tregua. A differenza però del film di Scorsese con cui le somiglianze sono d'obbligo, lì si esplorava e si osava per alcuni aspetti intraprendere un percorso più buio e onirico mentre qui la sceneggiatura comprime i due protagonisti in una gabbia che prevede la solita incapacità di conciliare il lavoro con la vita privata e i soliti scontri con i colleghi meno empatici.
L'entrata in scena dopo la dipartita di Rut di Michael Pitt ha dei momenti molto interessanti e il suo personaggio riesce ad essere odiosamente adorabile, schizzato e razzista.

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