Un raduno astronomico nel deserto è l'occasione per ragazzi e famiglie di intrecciare le proprie esperienze
Anderson è l'autore delle geometrie,
della coralità, del cast stellare, dei silenzi, dei movimenti sempre
calibrati. In ogni suo film possiamo prendere un frame e farlo
diventare un quadro.
Per questo la sua è una politica d'autore ben precisa e riconoscibilissima. Basta vedere un inquadratura e sai di chi stiamo parlando.
Asteroid city mi è piaciuto molto rivedendolo per la seconda volta. Parla di geni incompresi, di una grande solitudine che vorrebbe affacciarsi al balcone e scoprire qualcuno di diverso. E‘ un film minimale e molto interiore con la capacità con cui sonda alcune caratterizzazioni.
E'un‘opera pressochè perfetta, dove se spesso viene rimproverato a Wes di non avere una vera e propria storia nei suoi soggetti con obbiettivi e quant'altro, qui invece è ben strutturato, si prende i suoi tempi, lascia silenzi per comunicare molto più di quello che potrebbero fare i dialoghi con delle semplici espressioni o dei movimenti del corpo. L'arrivo dell'alieno è da storia del cinema.
Tutti riescono a dare il meglio di sè senza mai prevalere sull'altro. Abbiamo un deserto nutrito composto da bambine curiose, piccoli geni adolescenti, fotografi alle prese con un lutto, attrici depresse, cowboy sognatori, educatrici di campeggio, dottori, scienziati e addetti del motel.
Un piccolo gioiello composto da tanti assurdi, situazioni fuori luogo e discorsi solo all'apparenza inutili che ne fanno un'opera cinematografica elegante e meravigliosa.
Per questo la sua è una politica d'autore ben precisa e riconoscibilissima. Basta vedere un inquadratura e sai di chi stiamo parlando.
Asteroid city mi è piaciuto molto rivedendolo per la seconda volta. Parla di geni incompresi, di una grande solitudine che vorrebbe affacciarsi al balcone e scoprire qualcuno di diverso. E‘ un film minimale e molto interiore con la capacità con cui sonda alcune caratterizzazioni.
E'un‘opera pressochè perfetta, dove se spesso viene rimproverato a Wes di non avere una vera e propria storia nei suoi soggetti con obbiettivi e quant'altro, qui invece è ben strutturato, si prende i suoi tempi, lascia silenzi per comunicare molto più di quello che potrebbero fare i dialoghi con delle semplici espressioni o dei movimenti del corpo. L'arrivo dell'alieno è da storia del cinema.
Tutti riescono a dare il meglio di sè senza mai prevalere sull'altro. Abbiamo un deserto nutrito composto da bambine curiose, piccoli geni adolescenti, fotografi alle prese con un lutto, attrici depresse, cowboy sognatori, educatrici di campeggio, dottori, scienziati e addetti del motel.
Un piccolo gioiello composto da tanti assurdi, situazioni fuori luogo e discorsi solo all'apparenza inutili che ne fanno un'opera cinematografica elegante e meravigliosa.
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