Giovanni, regista italiano in ambasce tra una moglie in analisi e un produttore sull'orlo del fallimento, ha smesso di credere nell'avvenire. A immagine del suo protagonista, figura di prua dell'Unità e della sezione comunista del Quarticciolo, vuole 'farla finita' col mondo che avanza in direzione ostinata e contraria: la consorte ha deciso di investire su un giovane regista de-genere, la figlia di sposare un uomo (molto) più vecchio di lei, la sua attrice principale di improvvisare l'amore in un racconto politico e poi c'è Netflix che produce cinema in scatola.
Forse alcuni autori dovrebbero gettare l'ancora e guardare l'avvenire di chi invece ha le idee molto chiare. Moretti aveva fatto abbastanza bene con l'ultimo TRE PIANI disegnando un dramma contemporaneo verosimile. Qui sbaglia proprio tutto. A partire dalla sua recitazione con un vocione macchinoso, una presenza che vuole rendersi altezzosa e fastidiosa oltre che petulante ma in fondo tenera e buona con il risultato finale gravemente insufficiente. Praticamente nessun attore e attrice nel ruolo, quasi nulla si salva, dalla descrizione e dal voler dare vita ad una fiction storico/politica così noiosa e preistorica al descrivere le nuove leve come se fossero solo e soltanto interessati alla violenza, ad una retorica continua in tutte le sue parti e forme che plasma il film senza mai farlo decollare ma invece distruggendo un'avvenire che Giovanni stesso sembra temere più di tutti gli altri.
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