Da troppo tempo non piove a Roma e come le piante, uomini e donne si sono inariditi. Antonio, in prigione per aver ucciso la sua compagna, non contempla più la libertà, Loris, chauffeur impiegato un tempo nella pubblica amministrazione, parla coi suoi cari fantasmi, Alfredo, attore in panne, è ossessionato dai social, Mila, sua moglie, risolleva l'economia familiare lavorando in un supermercato, Sara, dottoressa a tempo pieno, individua un nuovo 'male', Luca, avvocato marito di Sara, è in crisi con la moglie e si consola con Mila, Giulia, infermiera alla prima gravidanza, aspetta da sempre il ritorno del padre, Raffaella, consorte tradita, cerca da sempre il consenso del padre... i loro destini si incrociano nella capitale che aspetta la pioggia e guarda avanti. Per migliorarsi o forse per lasciare tutto com'era.
Siccità è un altro bel film corale di
un regista che non ha bisogno di presentazioni. Chi come lui da bravo marchese del Pd
negli anni ha avuto vantaggi e meriti consolidando un certo potere e
avendo la possibilità come un piccolo Re Mida di fare ciò che vuole
a Roma e non solo e dove vuole. Però bisogna dare a Cesare quel che
è di Cesare e Siccità ripeto è un gran bel film corale con tanti
teatrini e siparietti che spesso vengono evidenziati in modo
grottesco sottolineando paure, nevrosi, ansie, sotterfugi,
corruzione, tutti quei disturbi post traumatici da stress che
potrebbero far parte di una pandemia come di una siccità. Ed è
interessante la scelta del
regista che anzichè parlare della pandemia globale abbia scelto un
altro tema scottante e un effetto collaterale con conseguenze
inattese ed effetti perversi che vedremo più prima che poi prendere
vita a causa dei cambiamenti climatici. Tanti attori, praticamente tutti in
parte e con pesi e responsabilità da scontare e con cui misurarsi.
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