In un futuro vicino, Hamming è un giovane psichiatra a distanza, che segue i propri pazienti con disinteresse per affidarsi piuttosto al potere dei farmaci che somministra. L’umore cupo del ragazzo è segnato dal vuoto lasciato da Liv, la sua amata, che lo abbandona per tornare da sua madre. Ma un paziente di Hamming è stufo di essere trattato con approssimazione, così interrompe la cura farmacologica e si convince di trovare lo psichiatra per ucciderlo. Intanto una piaga colpisce l’intera razza umana, che sembra ormai destinata all’involuzione biologica della specie.
L'involuzione è in corso e la massa cerebrale dell’uomo si restringe sempre di più, eliminandone la parte razionale. Gli istinti primordiali si fanno sempre più forti e l’aggressività aumenta. Ma la vera involuzione sembra forse solo quella di Khvaleev ed è un peccato perchè in parte non ho nemmeno disprezzato come quasi tutti questo scifi che in mano russa cerca come sempre di rendersi più complesso, pretenzioso e stratificato del solito. Il che di per sè non guasterebbe nemmeno se non fosse per una messa in scena incerta e alcuni dialoghi soporiferi. Personaggi stereotipati e quando non si sà come rendere interessante una dinamica la si riempie di significati superflui e gratuiti come nel caso della madre di Liv e del suo giovane compagno con cui compiono ogni sorta di gioco erotico per sfuggire alla routine in una villa high tech borghese. Una coppia di nemici alla rincorsa di Hamming semplicemente ridicoli dove non ci capisce come mai sappiano sempre dove trovare il loro obbiettivo per non parlare delle scene oniriche che seguono il viaggio in una realtà parallela ma sfuggevole di Hamming.
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