Nel 1984, al Circolo polare artico, il Kola Superdeep Borehole è il più grande laboratorio segreto dell'URSS, situato a 12 mila metri sotto terra. Pochi mesi dopo l'apertura del sito, gli scienziati registrano voci e urla di origine sconosciuta. Il laboratorio viene allora chiuso e un team di ricerca d'emergenza, guidato da Anna, viene inviato per scoprire cosa si nasconda nel buco più profondo del mondo.
Dopo Sputnik un altro imperdibile horror russo di tutto rispetto. La COSA ritrasformato aggiungendo pochi elementi ma rendendoli funzionali più che mai alla narrazione. Ciò che stupisce di questi horror russi è l'ambizione di cimentarsi con lo spazio e l'orrore cosmico mentre qui si deraglia verso un laboratorio segreto nascosto nelle cavità della terra al circolo polare, il pozzo super profondo di Kola.
Tanta scifi quindi correlata da horror,
body horror, thriller psicologico, dramma e tanto altro ancora.
Capace di prendere alcuni topoi di genere e trasformarli al meglio
anche se spesso e volentieri, esagerando e rischiando di trasformare
quanto di meglio in alcune virate ridicole e troppo inverosimili.
Nonostante la durata, il regista parte subito all'attacco spedendo la
nostra epidemiologa nell'inferno sotto terra dove leggenda narra che
da quel buco di 14 km sia stato piazzato un microfono registrando
voci umane appartenenti, secondo la credenza popolare, alle anime
dell’inferno. Senza però trattare la materia sulla base della
suspance, Syuhin mostra trasformazioni fisiche, abnormità, body
horror appunto con creature artigianali simili a quelle di Carpenter
e dove un enorme polmone gigante e alieno sembra attirare a sè tutto
ciò che lo circonda (la scena finale nel ponte sotterraneo a parte
qualche limite di c.g è perfetta nel creare tale sensazione e quale
orrore possa scaturire dal sangue nero della terra). Superdeep è
imperfetto e commette qualche stupidaggine e lungaggine di troppo ma
di sicuro ha un ritmo formidabile, i personaggi c'è la mettono tutta
e la protagonista serba è così affasciante da creare un effetto
calamita per lo spettatore.
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