Titolo: Erik il vichingo
Regia: Terry Jones
Anno: 1989
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Il vichingo Erik organizza una
spedizione verso il Valhalla, l'Olimpo degli dei finnici, per
chiedere alle divinità di porre fine all'età di Ragnarok, dissipare
l'oscurità e consentire al suo popolo di vedere nuovamente la luce
del sole.
Indubbiamente i Monty Pyton hanno
saputo fare di meglio nella loro limitata ma importante filmografia.
Erik nasceva dal bisogno di confrontarsi con un universo
completamente diverso, una mitologia e una simbologia che non
appartenendo agli inglesi ha sempre saputo creare un certo interesse,
parlando di Ragnarok, Inrama, Vichinghi, mostri, combattimenti,
divinità e tutto il resto.
Jones ha perlomeno saputo scimmiottare
bene parte della materia nordica inserendo sicuramente alcuni
elementi e spunti interessanti (le divinità bambine) oracoli che
sembrano creature mostruose, una comunità hippie che sembrano i
diretti discendenti di Atlantide. Il tutto cercando di unire
seriosità almeno nelle scene di combattimento (la morte di Thorfinn)
riflessione (la morte iniziale di Helga e il dramma morale del
protagonista) e ironia e parodia, gestendo come poteva ma non senza
lesinare, effetti che sconfinano nel trash per quanto concerne la
variopinta galleria di effetti speciali.
Un filmetto simpatico, leggero, che
riesce nonostante i suoi enormi limiti a sforzarsi quantomeno di
raccontare una storia sulla cultura norrena con rimandi
mitologicamente validi, una recitazione spesso esagitata ma con
alcune caratterizzazioni interessanti e un ritmo incessante.
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