Titolo: Famosa invasione degli orsi in
Sicilia
Regia: Lorenzo Mattotti
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 4/5
Il cantastorie Gedeone e la sua giovane
assistente Almerina raccontano a un vecchio orso, svegliato dal
letargo, di come il re degli Orsi Leonzio un tempo perse suo figlio
Tonio, rapito dagli umani, e di come lo ritrovò invadendo la
Sicilia.
Il film Di Mattotti è davvero un
esempio di come continuare a credere di poter vedere realizzato un
sogno. Sei anni di complesse strategie per trovare una forma visiva
che potesse essere congeniale all'opera. La complessità nell'avere i
diritti da parte della vedova Buzzati, una complessa produzione che
sapeva benissimo di rischiare e osare molto puntando su un'opera dal
forte profilo autoriale e senza dubbio con una narrazione complessa e
un ritmo dinamico.
La storia come i racconti iniziali di
Gedeone e figlia che cercano di animare con balletti e teatralità le
loro storie, sono uno squarcio, una metafora politica e sociale su
quanto uomini e bestie in realtà abbiano molti elementi in comune e
di come entrambi possano prendere il meglio e il peggio dagli altri.
Orsi che giocano a fare i re, impartendo norme, perdendo la calma,
inseguendo figli in bische clandestine, rimanendo annoiati e spossati
su una poltrona.
Maghi e indovini umani che cercano di
mantenere un equilibrio in un mondo principalmente minato da
interessi privati e strategie di supremazia e controllo sulla massa.
E poi c'è la Fiaba, l'altro pezzo forte dell'opera di Mattotti dove
fanno capolino orchi, gatti enormi, le battaglie con gli orsi che
scendono dalle montagne e invadono il regno dell'uomo per riparare un
torto subito, l'amore, la curiosità per il diverso, la compassione e
infine un'integrità tra uomini e animali che semplicemente non potrà
mai esistere.
Renè Aubry ci delizia con una
soundtrack stupenda, come è suo solito fare, i colori e le forme del
film creano una galleria di quadri dechirichiani, la meraviglia
accompagna lo spettatore in un universo magico e accogliente, dai
colori sgargianti e il gusto un po’ retrò, in cui è possibile
perdersi e poi ritrovarsi senza esitazione
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