Titolo: Matriarch
Regia: Scott Vickers
Anno: 2018
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 2/5
Una donna incinta e suo marito vengono
accolti da un contadino e da sua moglie dopo che con la loro
automobile hanno avuto un incidente nella remota campagna scozzese.
Una volta all’interno, si rendono conto che la figlia dei loro
benefattori è stata rapita e aveva fatto notizia sui giornali quando
era scomparsa anni prima. Le cose cominciano a precipitare quando il
contadino e sua moglie dicono alla coppia che vogliono prendersi il
bambino una volta nato.
Matriarch poteva essere un indie
delizioso giocandosela su diversi terreni come il fanatismo
religioso, la famiglia-setta, i legami incestuosi, sfruttando
suggestione, folk-horror e altro che di questi tempi sembrano tornati
in auge per il pubblico mainstream ma che in realtà sono sempre
rimasti. Invece, purtroppo, Matriarch diventa uno di quegli esempi su
cosa non fare, dove non mostrare l'elemento x facendolo incontrare
casualmente e in maniera scontata e palese con l'incognita y. Tanti
errori, troppi, una scrittura in primis lacunosa che non cerca di
prendersi sul serio sciorinando ogni elemento e senza mai dare
enfasi, suspance o colpi di scena in una narrazione dove le
incongruenze proliferano e dove i non sense la fanno da padrona, uno
su tutti il marito che per tornare nella dimora dove è tenuta in
ostaggio la moglie, minaccia due bifolchi della campagna rubando ad
uno di essi i vestiti, lasciandolo legato nudo. Ecco queste scene per
esempio ammazzano del tutto la tensione del film. E poi questa
bambina di nuovo mostrata in modalità Sadako che appare e scompare
come in altri mille film non si può più vedere..
Un reparto tecnico poi che nonostante
il low budget poteva dare di più con una fotografia squallida e
tutta incentrata sul bianco, cercando quasi inconsapevolmente di
prendere in giro il film di Aster giocandolo tutto sulla luce del
giorno.
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