Titolo: Io c'è
Regia: Alessandro Aronadio
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Massimo Alberti è il proprietario del
“Miracolo Italiano”, bed and breakfast un tempo di lusso ridotto
ormai ad una fatiscente palazzina. La crisi che ha messo in ginocchio
l’attività sembra non aver scalfito i suoi dirimpettai, un
convento gestito da suore sempre pieno di turisti a cui le pie donne
offrono rifugio in cambio di una spontanea donazione. Esentasse. Ecco
l’illuminazione di cui Massimo aveva bisogno: se vuole sopravvivere
deve trasformare il “Miracolo Italiano” in luogo di culto. Ma per
farlo deve prima fondare una sua religione. È la genesi dello
“Ionismo”, la prima fede che non mette Dio al centro
dell’universo, ma l’Io. Ad accompagnare Massimo nella sua
missione verso l’assoluzione da tasse e contributi la sorella
Adriana, inquadrata commercialista, e Marco, scrittore senza lettori
e ideologo perfetto del nuovo credo. Preparatevi a essere convertiti!
Io c'è è una commedia a tratti
divertente, soprattutto nel primo atto dove riesce a dimostrare i
contenuti migliori, abile nel saper trattare un argomento di solito
abbastanza tabò per il cinema italiano, ma argomentandolo sui soliti
clichè che lasciano purtroppo quel solito clima scanzonato da
commedia all'italiana senza mai provare a osare quel qualcosa in più.
Il cast vede sempre i soliti noti, i
quali cercano di dare man forte in un film spigliato con un buon
ritmo e una decorosa messa in scena. Lo Ionismo, iper-moderno come
qualsiasi altro culto che potevano scegliere si dimostra al passo coi
tempi provando a lanciare una frecciatina alle religioni e al fatto
che siano esen tasse, Imu e tutto il resto (almeno quelle note).
Il film finisce lì, diventando poi una
storia d'amore, un siparietto con le solite scene che possiamo
mettere a confronto in tutte le commedie recenti all'italiana,
cambiando gli intenti dei protagonisti che si addolciscono,
raggruppando in un assemblea tutti i disperati clochard e alte
ingenuità di questo tipo senza peraltro aggiungere o insistere sulla
critica.
La stessa religione si rivela molto
meno simile ad un culto della personalità che ad un'assunzione
individuale di responsabilità e un'accettazione delle proprie
circostanze, d'altronde è un espediente travestita da una folla di
fedeli che possa garantire lo sgravo finanziario alla struttura che
ne ospita il ministero, ovvero il Bad&Breakfast romano di cui è
proprietario Massimo Alberti.
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