Titolo: Scary stories to tell in the
dark
Regia: André Øvredal
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Mill Valley, Pennsylvania, 1968. Si
approssima la notte di Halloween. Stella, giovane studentessa
solitaria con ambizioni di scrittrice, si lascia convincere dai suoi
due soli amici, Auggie e Chuck, ad andare a fare pazzie durante la
notte. Come prima cosa tirano un brutto scherzo al bulletto Tommy,
che se lo merita, ma reagisce con vendicativa determinazione. In
precipitosa fuga, i tre vengono salvati da Ramon, di passaggio in
città. Fatta amicizia, Stella propone a Ramon e agli altri di andare
nella vecchia casa infestata della famiglia Bellows, dove una volta
viveva la leggendaria Sarah, una ragazza che, tenuta segregata dai
familiari nello scantinato per motivi misteriosi, raccontava storie
orrorifiche attraverso le pareti ai bambini che venivano ad
ascoltarle e che poi, si dice, facevano una brutta fine. Stella trova
il libro dei racconti di Sarah e le cose volgono subito al peggio.
Succedono tante cose in quello che
sembrava un trittico di storie dell'orrore ma che invece ha mantenuto
una base solida narrando una storia organica con svariate vicende,
tante location diverse e piani narrativi che sembrano rincorrersi a
mosca cieca.
Il film voluto da Del Toro non era
affatto facile. Coniugare racconti dell'orrore per ragazzi, micro
storie alcune lunghe un paio di pagine e inserirle in un contesto
come quello del '68 in cui succedevano vicende complesse come la
guerra del Vietnam mentre nella settima arte Romero scardinava le
regole con il suo film più celebre. Un film che rientra
perfettamente in un quadro di racconto di formazione fantastico con
quella che viste le premesse sembrava una sorta di operazione
nostalgica e che solo in parte possiamo dire sia stato così.
Ovredal dopo Troll Hunter e Autopsy of Jane Doe dimostra il suo incredibile talento, con il suo film più
ambizioso, complesso, difficile da gestire vista la moltitudine di
maestranze coinvolte, il cast allargato, un insolito cocktail di
generi che mescola ghost stories, mostri, spauracchi, trasformazioni,
enigmi, complotti e segreti da custodire nonchè il bisogno di
gridare la verità e riscattare vittime innocenti.
L'aver coniugato tutto in un unico film
dandogli un target che mettesse d'accordo diverse fasce d'età, senza
lesinare sulla paura, rimanendo creepy al punto giusto e con un paio
di scelte congeniali che per gli amanti del genere saranno difficili
da dimenticare rimane un'operazione non facile e non alla portata di
tutti.
Delle storie che sembrano strutturate
in maniera diversa quando poi il fil rouge è lo stesso, assorbite da
tutti i fruitori con effetti diversi, jump scared che però
finalmente non sono gettati via giusto perchè la produzione lo
impone, qui tutto è molto più articolato, curato in ogni singolo
fotogramma, minimale quando deve e spaventoso quando ci regala alcuni
mostri per fortuna abbastanza originali (l'ospedale e la cella).
Schwartz, Ovredal e Del Toro sembrano
interessati alla scoperta dell'ignoto che per un ragazzino potrebbe
davvero risultare molto più profondo di quanto sembri per un adulto,
c'è poco sangue, ma l'orrore resta come un'ironia di fondo che in
alcune scene smorza i toni senza trascurare un'atmosfera perfetta che
piomba lo spettatore in alcuni incubi innocenti spostandoli da una
parte all'altra muovendoli sulle corde dei suoi giovani protagonisti,
facendogli vivere alcuni dei più importanti scenari che da sempre il
cinema horror si è impegnato a farci scoprire.
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