Titolo: Ma
Regia: Tate Taylor
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Maggie e sua mamma Erica si
trasferiscono in una cittadina dell'Ohio. Le aspettano
rispettivamente una nuova scuola e un nuovo lavoro. Maggie si fa
subito degli amici a scuola e con loro, a bordo di un furgoncino, si
ferma a un supermercato per comperare degli alcolici in modo da fare
festa la sera. Ma sono tutti minorenni e perciò hanno bisogno di un
adulto che li comperi per loro. Tutte le persone interpellate
rifiutano sin quando proprio Maggie riesce a impietosire una donna di
mezza età, Sue Ann. I ragazzi contenti se ne vanno con i liquori a
fare baldoria. Ma Sue Ann, al lavoro (è l'assistente di una
veterinaria), studia i loro profili su Facebook. La volta successiva,
invece di limitarsi a comperare gli alcolici, Sue Ann offre ai
ragazzi la possibilità di fare baldoria nello scantinato di casa
sua, così staranno comodi e non rischieranno niente. I ragazzi
accettano. Sue Ann spiega che ci sono solo poche regole da osservare,
tra cui non andare mai al piano superiore. I ragazzi se la spassano e
sembra tutto perfetto, ma ben presto si devono accorgere che le cose
sono ben lontane dalla perfezione.
"Ma" ho scoperto da poco che
è stato praticamente distrutto da critica e pubblico. Il perchè
sinceramente non mi è chiaro dato che ci troviamo di fronte ad un
thriller con alcune cadute di stile, un finale prevedibile e dei
momenti che non sempre tornano ma che porta a casa numerose scene
malsane e disturbanti, di quelle che sono così a stretto contatto
con la realtà da farti vivere una sorta di disagio intuendo subito
che non è affatto così distante dalla realtà (almeno quella
americana).
Era da anni che non vedevo un così
strano e perverso rapporto tra un'adulta e un gruppo di stronzetti
antipatici. "Ma" scopre le carte in maniera abbastanza
grossolana e fin qui, se uno pensava di trovarsi di fronte ad un film
che facesse della scrittura il suo baluardo, si sbaglia di grosso.
Convince invece in maniera atipica e
profonda quando indaga sui rapporti personali, sulla complicità, sul
saper comprendere i disagi e andare oltre il confine del lecito,
sull'effetto perverso dei social, sul disturbo generato
dall'invasività dei messaggi, dei video, di tutti quelli che sono
gli strumenti moderni per fare anche del male se usati a tale fine.
Un psycho-thriller che vira nell'horror
psicopatologico così è stato definito l'ultimo film di un regista
per niente capace come Taylor che qui aveva budget e un cast di
attori funzionali per riuscire a fare quel qualcosa di più che
invece non avviene.
Un revenge-movie, un capovolgimento del
plot alla Craven dove i figli devono pagare per le colpe dei padri,
dove il disagio dilaga, la voglia di sballarsi è sempre più
consolidata, dove il sotto testo sociale di denuncia al bullismo non
sempre convince, ma alla fine forse uno dei meriti più grossi del
film. Forse è uno degli unici che a parte regalare alcune buone
scene ha tanto ritmo e l'atmosfera all'interno della casa tra cantina
e aria di festa dove è lecito andare ed è quasi impossibile
resistere aggiungerei e i piani superiori, dove è proibito
inoltrarsi si crea quell'alchimia degli opposti funzionale, almeno a
non sbadigliare mai e questo, visto l'enorme tasso di horror
adolescenziali idioti e ingenui è un passo in avanti.
Nessun commento:
Posta un commento