Titolo: Light of my life
Regia: Casey Affleck
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un padre e la sua unica figlia, di
undici anni, si nascondono tra boschi e case disabitate, dopo che un
virus ha sterminato buona parte della popolazione femminile. La
giovanissima Rag è costretta ad un vagabondaggio continuo e a
fingersi maschio ogni volta che non può evitare il contatto con
altri esseri umani, tutti uomini, resi brutali e senza scrupoli dalla
mancanza di femmine.
Casey Affleck è un attore mediocre,
con una maschera drammatica intensa capace di ricoprire ruoli
tutt'altro che semplici ed entrando nella gallery dei belli e dannati
di Hollywood. Il regista riesce a portare a casa un film abbastanza
interessante dopo il falso mockumentary con Phoenix I'M STILL HERE,
davvero un'operazione abbastanza insulsa e possiamo dirlo priva di
senso.
Light of my life è un film
post-apocalittico ambientato in un futuro distopico che prende in
prestito da altri film l'idea che le donne ormai siano quasi estinte,
che ci sia una bambina come speranza di salvezza che andrà protetta
e un genitore iper-protettivo con tutti i suoi pregi e difetti che si
rende conto troppo in fretta che non potrà proteggere la figlia da
ogni pericolo del mondo.
Children of Men che incontrano Road per capirci. Il risultato come dicevo è lungo in un film che dura
due ore e dove dal dialogo iniziale nel letto tra padre e figlia che
dura quasi dieci minuti senza dire peraltro nulla di così funzionale
alla storia, intuiamo subito che sarà un film minimale con un
livello d'azione centellinato al minimo.
Protezione, sentimenti, legami,
scontri, un dramma famigliare con un taglio profondamente intimista e
personale che riesce a smarcarsi dalle grandi produzioni assumendo a
tutti gli effetti il drammone indie ambientato tra le macerie morali
dell'umanità
Un'opera che trattiene in larga parte
per i primi due atti per far esplodere lo scontro nell'ultimo atto,
provando a difendere e resistere a tutto quello che il film per tutta
la sua durata ha cercato di nascondere.
Un film che ci racconta meno di quello
che vorrebbe sapere, mostra alcuni brevi flash back con la sempre in
parte Elisabeth Moss e si concentra sugli ambienti, sulla
primordialità degli elementi naturali, quasi sempre boschi, quasi
sempre verde, dove tutti cercano di sopravvivere come possono.
Un survival movie dove la speranza è
sempre l'ultima a morire, il dramma non è così intenso e profondo
come in altri film, ma l'atmosfera che aleggia è forse uno degli
elementi più riusciti del film. Affleck dimostra sprazzi di
maturità, rimanendo sicuramente più interessante come interprete
che come regista ma portando a casa un film dove senza effetti e
impiego di attori lascia grande spazio alla recitazione.
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