Titolo: King(2019)
Regia: David Michod
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Inghilterra, inizi del XV secolo.
Enrico IV, dopo aver seminato attraverso il suo regno il malcontento,
si ritrova a combattere continue aggressioni dalla Scozia e dal
Galles. Ma la salute lo sta abbandonando ed è giunto il momento di
passare il testimone. Il designato però non sarà il suo primogenito
Hal, principe di Galles, che ha scelto di vivere fra la gente comune
abbandonandosi all'alcool e alle donne, ma suo fratello minore
Thomas, che non vede l'ora di prendere il posto riservato dalla
tradizione al maggiore. Purtroppo Thomas viene ucciso in battaglia e
ad Hal non resta che indossare suo malgrado la corona, assumendo il
nome di Enrico V. La sua riluttanza è dovuta ad una avversione
viscerale alla guerra, vista come uno spargimento di sangue
fratricida: filosofia che il giovane Hal ha sempre condiviso con il
suo più anziano amico, John Falstaff, compagno di bevute e
scorribande.
L'anno dei ritorni in cattedra di
alcuni tra i miei registi contemporanei preferiti. Ben Weathley, Jim
Mickle e ora David Michod sperando ne arrivino altri.
The King è bello perchè puzza, è
sporco, violento, grottesco, paradossale, distruggendo quel mito per
cui spesso assistiamo ai film storici tutti impettiti e con corazze e
armature eleganti e sinuose aspettandoci gesta eroiche, combattimenti
inverosimili e tutto il resto.
Qui si scivola nel fango e nella melma,
si muore male (molto direi), si prendono malattie con una facilità
che risalta uno degli aspetti di quel periodo storico, non è
elegante e buono per nulla, anzi.
Tutti a modo loro sono confinati in un
loro limbo, aspettando di morire, rassegnati da un contesto storico
dove il potere e il controllo sono i veri tasselli su cui scandire i
propri intenti.
Shakespeare sapeva cosa faceva e questo
Enrico IV è una poesia cruenta, il film più ambizioso di Michod,
fatta di girandole d'intrighi, lotte di potere, inganni, soprusi e
violenza, che crea un suo linguaggio nella pellicola sfruttando a
dovere il cast che brilla nella sua crudeltà e dove solo alcuni
personaggi cercano di vivere regalandosi qualche battuta e risata
come Falstaff interpretato da Edgerton anche in veste di
co-sceneggiatore con lo stesso Michod ( i due si conoscono molto bene
viste anche le collaborazioni precedenti).
La Battaglia di Azincourt diventa il
perno centrale del film, tutto nei due atti prima viene seminato per
portare ad un raccolto di sangue dove le morti avverranno in maniera
spesso atipica, raccapricciante come doveva essere e su cui Michod ha
fatto un lavoro minuzioso e di ricerca storica pressochè perfetto.
Dal punto di vista tecnico, i giochi di luce, l'atmosfera, i costumi,
il cast, tutto aderisce al meglio, dando ancora più spessore ad un
film peraltro molto complesso e prolisso, dove può capitare di
annoiarsi e dove l'azione non è sparata come forse ci si potrebbe
aspettare.
Personaggi tormentati come Hal, mentori
speciali come Falstaff, ridicoli buffoni come Luigi di Francia,
malati cronici e ormai derelitti impazziti come Enrico IV.
The King dipende da che direzione lo
guardi, sinceramente l'ho trovato uno dei film storici più belli
degli ultimi anni, lasciando da parte eccentricità ed eroi, scavando
a fondo nei personaggi e tratteggiando quella che forse è una delle
vicende più realistiche di quei tempi.
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