Regia: Andrea Zaccariello
Anno: 2019
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Francesco Prencipe è vicequestore e amico fraterno del giudice Giovanni Mastropaolo, oltre che dell'avvocato Giorgio, di ricca famiglia ma che ha smesso di esercitare dopo una delusione d'amore e una caduta nell'alcolismo. Quando il giudice Mastropaolo viene trovato ucciso, Francesco, che è l'ultimo ad averlo visto, è il principale indiziato dell'indagine. Lui si dichiara innocente e si affida per la propria difesa a Giorgio, inoltre cerca di ricongiungersi con la figlia, che non gli perdona di aver lasciato la famiglia per un'altra donna. Tutti, inclusi i colleghi in polizia, accusano Francesco di essere una persona orribile e solo Giorgio sembra essere dalla sua parte, anche se da ragazzini Francesco finì per escluderlo e preferirgli Giovanni come amico del cuore. I tre strinsero anche un misterioso patto: non aprire mai un cassetto segreto della scrivania di Giovanni, dove lui aveva nascosto qualcosa che non ha mai voluto rivelare.
Zaccariello è un regista che dopo alcuni sfortunati film arriva ad una grossa produzione con un cast che nel cinema italiano vanta tra i nomi migliori e un soggetto tratto dal libro omonimo di Francesco Caringella, che mischia tanti elementi, strizzando l'occhio al cinema di genere tra noir, mèlo e troppi flashback da romanzo di formazione che incidono sul ritmo della pellicola finendo per farla diventare l'ennesima indagine soporifera e con pochi colpi di scena e un finale molto discutibile.
E'una prova di attori dove l'onnipresente Scamarcio cerca di fare quanto di meglio, Pesce non viene utilizzato a dovere come anche Boni con un trucco davvero discutibile.
E'un film complesso da gestire come tanti registi italiani stanno dimostrando, chi riuscendoci a metà e chi come in questo caso non riuscendo a mantenere viva la suspance.
Il film dura decisamente troppo, e quando non vediamo alcuni interminabili flashback, assistiamo a piani temporali confusi inseriti in maniera macchinosa dando l'idea di essere una fuga dal non riuscire a gestire tutta la macchina produttiva.
Per finire il climax finale su cui si concentra tutta la sinossi del film ha un epilogo fulmineo scandito da poche battute. Una scelta voluta oppure ancora una volta una difficoltà a decifrare tutta l'indagine e l'ambiguità del suo protagonista.
Zaccariello non è Soavi, le scene d'azione e di tensione praticamente non esistono e siamo ben lungi da pellicole come Arrivederci amore ciao ma anche rispetto a pellicole indie e sconosciute e con molto meno budget e attori di spicco come il Codice del babbuino, Malarazza, Contagio o per certi versi più simile Ragazza nella nebbia.
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