Titolo: Never grow old
Regia: Ivan Kavanagh
Anno: 2019
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Un impresario irlandese trae profitto
dalla conquista di alcuni fuorilegge di una pacifica città di
frontiera americana, ma la sua famiglia viene minacciata e il numero
delle vittime continua ad aumentare.
Ivan Kavanagh è un nome forse
sconosciuto ma per gli amanti dell'horror indipendente e sinonimo di
forza e coraggio. Al TFF avevo ammirato il suo primo film Canal,
un interessante ibrido di tante cose suggestive e inquietanti con una
messa in scena pulita e minimale. Un film che strizzava l'occhio
all'horror soprannaturale con Lovecraft e il j horror in primis.
Il regista aveva dato vita ad un
interessante esordio che vista la tematica, nelle mani di un
qualsiasi mestierante, sarebbe diventata robetta con qualche jump
scared forse d'effetto e basta.
L'atmosfera è rimasta la stessa anche
in questo western, dove la narrazione procede lenta e in maniera
efficace, studiando passo per passo le motivazioni che portano alla
sciagura finale, al vero orrore come sempre nella politica d'autore
del regista nascosto dentro ognuno di noi, anche in questo caso nella
veste di un giovane padre che dovrà fare delle scelte spaventose.
Never grow old è quel western
indipendente che cerca di fare il grande salto mettendosi al livello
delle ultime importanti opere di genere uscite negli ultimi anni.
Da questo punto di vista il genere è
una metafora perfetta per un'America sanguinaria i cui intenti non
sono mai cambiati.
Il genocidio dei nativi americani è
stato solo l'inizio prima di arrivare all'altro lato oscuro del
"sogno americano", della "ricerca della felicità"
a tutti i costi e l'ipocrisia di una città oppressiva e patriarcale,
che fu costruita dopo l'espulsione violenta e assassina dei nativi
americani locali.
Kavanagh però a parte inserire tutti
questi temi sembra andare oltre entrando nel vivo dell'oppressione e
dello sfruttamento delle donne e del loro impiego nei bordelli.
Tutta questa parte racchiude e si
prende la briga di toccare il fondo per quanto le leggi del "wild
west" facessero schifo oltre che essere orrendamente sessiste.
Cusack finalmente dopo tanti ruoli inutili riesce a dare enfasi ad un
personaggio diabolico che conferma le sue ottime doti da villain dopo
la prova iconica nel bellissimo Paperboy
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