mercoledì 5 dicembre 2018

Tito e gli alieni



Regia: Paola Randi
Anno: 2017
Paese: Italia
Giudizio: 3/5

C'è un professore napoletano nel deserto del Nevada che spende la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce. La voce cara della consorte morta diversi anni prima. Scienziato mesto a un passo dall'Area 51, segue un progetto, o almeno dovrebbe, per conto del governo degli Stati Uniti. Il suo torpore esistenziale è interrotto quotidianamente da Stella, giovane wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni. Un pacco postale e una registrazione video gli annunciano un giorno l'arrivo di Anita e Tito, preziosa eredità del fratello morto a Napoli. Introverso e laconico, il professore si attrezza, letteralmente, per accogliere i nipoti. Anita ha sedici anni e sogna un tuffo in piscina con Lady Gaga, Tito ne ha sette e desidera sopra a ogni cosa parlare ancora col suo papà. Sorgenti formidabili di nuova energia, Anita e Tito riavvieranno il programma e il cuore dello zio.

Qualcuno ricorda Leggenda di Kaspar Hauser il cult italiano di Davide Manuli praticamente sconosciuto al genere umano. Ecco non saprei spiegare il motivo ma il terzo film della Randi per il suo essere totalmente slegato da tutto e artisticamente molto alternativo ha qualche piccolo aspetto in comune.
Location desertica e abbandonata, un cast tenuto in piedi da Mastrandrea e una storia abbastanza originale e di sicuro atipica.
Sembra quasi un'opera filosofica dove la speranza diventa il centro nevralgico del film.
Un'attesa nella fattispecie in cui ogni maledetto giorno potrebbe/dovrebbe arrivare o giungere un segnale dall'universo che dona il senso della durata del lutto. Ascoltare ogni notte in laboratorio la stessa traccia registrata sulla segreteria telefonica e misurare la forza della fissazione mortale.
Dalla solitudine iniziale del suo protagonista, il professore, che sembra l'unico ormai a credere in quell'assurdo progetto subisce ormai ai limiti della stanchezza e delle sopportazione l'arrivo di qualcosa che andrà a modificare la sua vita, le abitudini e gli agenti esterni con cui interagisce.
Un film che dalla metafora della ricerca degli alieni parla di sofferenza e solitudine e cerca in modo a volte ironico uno scontro generazionale tra chi ormai è abituato alla rinuncia e alla perdita e invece i giovani d'oggi che nella loro fretta e curiosità riescono a creare quel conflitto che può portare ad un cambiamento.




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