Titolo: Cosa fai a Capodanno
Regia: Filippo Bologna
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Un gruppetto di scambisti decide di
trascorrere la notte di Capodanno in una baita di montagna. Ecco in
arrivo due sposini in cerca di emozioni forti, un ex politico
confinato su una sedia a rotelle accompagnato da una giovane dark, e
una matura signora alto borghese insieme ad un ragazzo che, per età,
potrebbe essere suo figlio. È anche in arrivo (o forse no) un carico
di aragoste e champagne per consentire al gruppetto di festeggiare
l'occasione nel tripudio dei sensi. Ma nulla andrà come pianificato,
anche perché ad aspettarli nella baita non c'è la coppia di viziosi
pronti ad ospitare un'orgia casalinga, ma due ladruncoli intenzionati
a svaligiare la casa.
Che peccato. L'idea alla base non era
neppure così male. Mi aspettavo di vedere un cugino lontano
dell'Ultimo
Capodanno o qualcosa che
potesse convergere con la vena grottesca di Ammaniti e invece questa
commediola in salsa natalizia che vorrebbe essere graffiante è di
una noia e di una stupidità colossale. Mettendo per un attimo da
parte il cast vergognoso dove solo un paio di attori riescono a
salvarsi, il film fa acqua fin da subito mostrando già all'inizio
tutti i suoi limiti (il cameo di Scamarcio è imbarazzante con
l'unico pretesto di far accorrere più spettatori a vedere il film).
Bologna non so dove si trovasse durante
le riprese, ma sprecare un budget di questo tipo e uno script che se
modificato poteva trasformarsi in qualcosa di buono fa davvero
arrabbiare contando quante idee valide ci sono nel nostro territorio.
Manca l'ironia, manca il sesso (e il
film ci corre attorno per tutta la durata su una trasgressione
sessuale che dovrebbe esplodere da un momento all'altro senza invece
accendersi mai), manca la violenza, mancano gli aspetti grotteschi e
manca tutto a parte la goliardia di Haber e qualche sorriso della
Ferrari. Il regista conosciuto per aver scritto il soggetto di
Perfetti
Sconosciuti qui sembra
aver fatto tutto di fretta con una pistola puntata alla schiena e il
risultato è quello di aver dato vita a delle invenzioni narrative e
non a ruoli e personaggi da caratterizzare.
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