Titolo: Quand on est amoureux c'est
merveilleux
Regia: Fabrice Du Welz
Anno: 1999
Paese: Francia
Giudizio: 5/5
Lara, una bruttina stagionata, pensava
di aver bisogno di qualcuno, a qualunque costo, anche che non la
amasse, ma che le stesse seduta accanto sul tavolo a mangiare lingue
di bue, o sul divano a guardare film (porno?)…
In soli 23' Du Welz (uno dei miei
registi post-contemporanei preferiti) riassume quasi tutti i temi del
suo cinema che andremo a vedere in seguito.
In questo caso mi ritrovo a fruire il
corto dopo aver visto tutti i suoi film, particolarità non così
strana dal momento che era quasi impossibile entrarne in possesso.
La solitudine e la deformità. Come
questi due aspetti possono convergere trovando un lieto fine?
La metafora sotto cui il regista mette
a punto la routine di Lara sembra basata proprio sull'alienazione
dalla realtà in una società che potrebbe sembrare distopica senza
esserlo per forza ma parlando della solitudine che sembra divorare
tutti senza esclusione di colpi.
I deformati in questa operazione
rappresentano il culmine dell'ultima ruota del carro, individui che
per forza di cose come in una macelleria devono rimanere nascosti
perchè brutti e perchè i clienti potrebbero spaventarsi.
Scegliere lo "scarto"diventa
una missione salvifica.
Tutto è inquadrato in modo da far
prevalere il senso di squallore e il degrado urbano che ci circonda
fotografato da un rosso che rimane impresso.
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