Titolo: Bigfish e Begonia
Regia: Lian Xuan
Anno: 2016
Paese: Cina
Giudizio: 3/5
Al di sotto del mare esiste un universo
i cui abitanti si occupano di proteggere le anime degli esseri umani
e amministrare la natura del loro mondo attraverso poteri legati ai
quattro elementi acqua, aria, terra e fuoco. Qui, insieme alla sua
famiglia, vive Chun che, compiuti i sedici anni, secondo le leggi del
suo popolo deve superare un rito di passaggio: trasformata in un
delfino rosso, deve attraversare un portale che la condurrà nel
mondo degli uomini. Nonostante sia vietato ogni contatto con gli
esseri umani, conoscerà un ragazzo.
Lo Studio Ghibli da sempre ha avuto una
sua radicale importanza nel cambiamento dei parametri e
dell'importanza dell'animazione. Negli ultimi trent'anni sono stati
loro a dare il contributo maggiore scavalcando diversi paesi e
creando un loro mondo magico e suggestivo indimenticabile che ha
fatto sognare adulti e bambini regalando tematiche mai banali ma
attuali come il rispetto, l'amore, la diversità e l'importanza di
salvaguardare madre natura.
Bigfish e Begonia mi è capitato tra le
mani come qualcosa di cui non ero assolutamente al corrente.
L'idea fin da subito mi è sembrata
curiosa soprattutto contando che si andava a parare nei miti e nelle
millenarie leggende cinesi. Il che dal momento che non ha avuto poi
così tanti esempi, soprattutto nell'animazione, poteva essere un
elemento curioso oltre che di indubbio fascino.
Così è stato.
L'elemento che non è sfuggito alla
coppia di registi cinesi è stato fin da subito lo sguardo su un tema
come quello ambientale che di fatto ha sancito tutto l'impianto di
scrittura creando un mondo a sè, tante metafore e l'incontro tra due
diversità che riescono ad avere un'importante sodalizio come capita
nelle fiabe più belle dove gli opposti sembrano incontrarsi per
lasciare spazio alla magia.
Regalando sequenze visivamente
incantevoli, sfrutta in maniera più corposa la c.g rispetto ai
cugini nipponici, ma senza esagerare, condensandola invece nella
maniera più funzionale.
Una favola acquatica che ha dovuto
aspettare diversi anni per poter respirare.
Ispirato a un classico della
letteratura cinese taoista, l’opera prima parla in particolare di
metamorfosi e reincarnazione.
Un film che per fortuna ha avuto un
successo insperato e che darà, spero, la possibilità di continuare
a produrre film come questi in un paese ormai lanciatissimo nella
settima arte.
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