Titolo: Fake
Regia: Sang-ho Hien
Anno: 2013
Paese: Corea del Sud
Giudizio: 4/5
Un gruppo di fedeli si lascia
affascinare da una nuova Chiesa che promette miracoli. Quando i dubbi
cominciano ad assalire i primi fedeli e muore improvvisamente una
famiglia di persone oneste, l'equilibrio iniziale comincia a
sgretolarsi e affiorano tutte le contraddizioni di un sistema
religioso chiuso e troppo rigido
Fake (Falso) è un film straordinario
dove il cinismo, la corruzione, gli scontri di potere, la
diseguaglianza e tanto altro ancora esplode come un urlo disperato di
chi non riesce più ad accettare tutti questi tumori e decide fargli
vivere su grande schermo.
La metafora sulla società coreana,
sempre più incattivita, spietata e pronta ad implodere e la scelta
dell'animazione si sono rivelate ancora una volta due strumenti
importantissimi dal momento che forse il regista a far recitare in
carne ed ossa avrebbe potuto avere problemi.
Un film ancora adesso sconosciuto senza
la benchè minima voglia di provare a distribuirlo da noi in Italia.
Hien aveva già esordito un anno prima
con il pesantissimo Kings
of Pigs dove per assurdo i
protagonisti di adesso in quel film erano solo dei bambini e già
dimostravano di non avere limiti alla loro brutalità. Uccidevano i
gatti mentre qui uccidono i cani.
Il "pig" anzi i "pigs"
di allora, diventano coloro incapaci di fare qualcosa di buono, a
differenza dei forti, i bravi studenti, "i cani", come
nella bellissima e onirica scena del film del 2012.
Hien cresce e come dicevo i suoi
personaggi, metaforicamente parlando, diventano politici,
amministratori, boss, malavitosi, buoni a nulla come il protagonista,
ma ognuno di loro nel bene e nel male interpreta un ruolo all'interno
della dinamica e competitiva società coreana.
Cresce in particolar modo il
personaggio di Min-chui il padre che forse nessuno vorrebbe avere che
rappresenta il paradosso di questa società un cattivo senza
possibilità di redenzione ma allo stesso tempo dal momento che
ricopre i piani più bassi della società una specie di portatore
insano della verità.
Le gare d'appalto nonchè la corruzione
diventano i punti di forza per un film in cui o sei carnefice fino
alla fine, oppure non potrai che rimanere vittima di un sistema che
non premia l'onestà e i buoni principi e dove un padre farabutto che
esce di galera sperpera nel giro di pochi giorni tutti i risparmi per
l'università della figlia, prendendola a botte ed etichettandola
come puttana quando costei non ha fatto nulla se non provare ad
arrabbiarsi.
In più in questo caso si arriva a
toccare anche la sfera religiosa con un personaggio e il suo
cambiamento lasciato proprio in bilico di fronte a scelte più grandi
di lui, dove ci troviamo ancora una volta, di fronte ad una metafora
che rappresenta le più becere illusioni e menzogne della chiesa.
Spero solo che Sang-ho Hien possa
continuare a fare film perchè i risultati fanno male per quanto
colpiscano dritti allo stomaco.
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