Titolo: End of fucking world
Regia: Jonathan Entwistle, Lucy
Tcherniak
Anno: 2017
Paese: Gran Bretagna
Stagione: 1
Episodi: 8
Giudizio: 4/5
Due ragazzi diciassettenni, James, che
è abbastanza sicuro di essere uno psicopatico e Alyssa, che è una
ragazza ribelle, lunatica e insoddisfatta della sua vita, decidono
insieme di scappare, intraprendendo un viaggio sfortunato per
sfuggire dagli schemi delle loro noiosissime vite
Al di là di Netflix o meno un buon
cinefilo sarebbe comunque entrato in contatto con il mondo di Charles
S.Forman. Il suo cinismo per alcuni aspetti mi ha ricordato alcuni
personaggi dei romanzi di Palahniuk.
Deliziosamente fantastica. Ebbene sì
la mini serie di otto episodi dalla durata di venti minuti (yeah) già
mi sembrava un elemento meritevole di attenzione per quanto ormai
sempre più le serie tendano a dilatarsi anche quando non c'è ne
bisogno in modo ridondante ed eccessivo.
Quindi cercare di attenersi solo agli
eventi macro e ad un montaggio che imbastisce quanto di più
sintetico il regista voglia raccontare mi sembrava un ottimo punto di
partenza.
Se ci mettiamo poi che come per MISFITS
i talenti adolescenziali non mancano e il coprotagonista di Ghost
Stories ci da la prova di
essere davvero un attore giovane e folle assieme alla fanciulla,
decisamente una spalla in meno, entrambi sembrano fin dal primo
episodio indossare quello sguardo o quelle lenti attraverso cui
affrontare la realtà e il concetto di "normalità".
Ironia, cinismo, violenza, non sense,
dialoghi parecchio sbottati e infine un bisogno di dire ciò che si
prova e si pensa in qualsiasi momento senza aver paura delle
conseguenze.
Bonnie and Clyde in salsa
post-contemporanea. Un duo che rischia di mettere a ferro e fuoco
qualsiasi adulto volenteroso di ricoprire un ruolo paterno o materno
mancato...
Perchè il processo di riconoscimento
in questi due protagonisti avviene in maniera così subitanea? Ma è
molto semplice perchè mantenendo un setting molto realistico i due
protagonisti, così strambi altro non fanno che rappresentare i
nostri istinti primordiali quando vorremmo farla pagare ai nostri
vicini o a qualsiasi scimmia per i più futili motivi.
Loro sembrano farlo per davvero per poi
scappare e cercare di nascondere il misfatto.
La fine dell'adolescenza diventa quel
deserto fatto di un percorso alternativo di scelte non sempre volute
e legate all'impulsività soprattutto di James che più di Alyssa non
sa stare nel suo ruolo di adolescente, quando lei invece ha quella
paura che lui riesce diametralmente a demolire prima che la faccia
entrare in crisi.
Un manifesto che potrà far non piacere
ad un pubblico benpensante che vuole prodotti che siano gli stessi
figli ad inneggiare a manifesto scegliendo loro i personaggi, come
devono essere e quando fargli morire, in base ai loro pessimi canoni
estetici. Qui invece abbiamo due fragilità che si sposano a pennello
con una società sempre più alienante, competitiva e spoglia di
qualsiasi valore.
Nessun commento:
Posta un commento