Titolo: Halloween
Regia: David Gordon Green
Anno: 2018
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Da 40 anni Laurie Strode si prepara per
il ritorno di Michael Myers, lo psicopatico che ha massacrato i suoi
amici durante la notte di Halloween del 1978. E per tutti quegli anni
Laurie è rimasta chiusa in casa, imponendo la stessa reclusione
anche alla figlia Karen, con l'intento di proteggerla
dall'inevitabile ricomparsa del mostro. Quando Myers viene trasferito
dall'ospedale psichiatrico di Smith's Grove le paure di Laurie si
rivelano fondate: il prigioniero infatti trova il modo di scappare e
naturalmente si reca ad Haddonfield in cerca dell'unica preda
sfuggitagli nel '78.
Solo due parole su Green, regista
capace di intrattenere con film commerciali a volte particolarmente
stupidi e insignificanti per spostarsi poi su territori inesplorati
dell'indie con risultati più che piacevoli.
Halloween è una bestia difficile da
trattare vuoi perchè alla base abbiamo uno dei maestri supremi della
settima arte che è il buon Carpenter, vuoi perchè anche se a molti
non sono piaciuti, ci ha messo la mano pure quel pazzo furioso che io
stimo molto di Zombie che negli anni è riuscito a creare un suo
stile di cinema ben definito e con Halloween ha picchiato davvero
duro.
Questo poteva sembrare il classico
sequel che nessuno voleva, fatto alla veloce, senza anima e senza
prendere spunto dai film precedenti.
Invece Green mantiene lo scheletro
dell'originale, 40 anni dopo, e mettendo tre donne di tre generazioni
diverse a scontrarsi con Michael in uno scontro finale crudele ma
quanto mai emblematico nel voler ancora una volta dimostrare come
questa battaglia fino alla fine tocca alla famiglia Strode e tocca
alle Donne.
Il cast è azzeccatissimo con alcune
vecchie glorie che riescono a togliersi la polvere di dosso e
mantenere quel polso duro fino alla fine, ognuno ovviamente schierato
secondo il suo codice deontologico.
La violenza e il gore non manca anche
se diventa secondario nel cercare di dipanare di più la suspance e i
colpi di scena a differenza dei jump scared che rischiavano di
incasellare il film verso litorali meno piacevoli.
Il ritmo, la colonna sonora, la
fotografia, i colori sparati e quel senso di ritrovarsi in quelle
lande desolate che Myers a colpi di slasher straziava senza nessun
riguardo sono alcuni dei fattori che fanno da padrone.
Davvero il lavoro per quanto concerne
la caratterizzazione dei personaggi è stato lodevole e inaspettato
come il ruolo dello psichiatra, del poliziotto, e della famiglia
Strode, ripeto tre generazioni diverse di donne che nel finale
combattono Myers con tutto quello che hanno, la forza della
disperazione e un odio di non voler più avere a che fare con un
serial killer che ha distrutto l'anima della famiglia e ucciso gli
amici più cari.
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