Titolo: Krokodyle
Regia: Stefano Bessoni
Anno: 2011
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Giovane film-maker di origini polacche,
Kaspar Toporski trascorre le giornate tra disegni, appunti e profonde
immersioni in un mondo immaginario verso cui è sempre più attratto.
Anche le frequentazioni di una fotografa ossessionata dalla morte, di
un regista coetaneo incapace di superare il trauma di un brutto
esordio e di un sarto più che singolare finiranno nel film che
girerà su se stesso con lo scopo di mettere un po' d'ordine dentro.
Krododyle è uno dei quei film che per
certi versi ti fanno proprio incazzare.
Dalla sua ha la stop motion e i
pupazzetti fatti semplicemente in modo divino.
Una musica che sembra uscire da quei
carillon del passato e tante altre piccole cosucce simpatiche e
intime che forse fanno parte proprio di quella creatività e
immaginazione che qui non ho visto.
Il problema tolte le scene
d'animazione, è tutto il resto di cosa non succede nel film, o di
come è studiato a tavolino per annoiare lo spettatore, riuscendoci.
Sembra voler trovare quelle atmosfere
intimiste che ricordano il nostro cinema del passato, usando la forma
del diario intimo per fare le sue confessioni, ma senza averne la
benchè minima forza o un soggetto alla base che risultasse
interessante nonostante spesso abbiamo semplicemente la telecamera di
fronte al protagonista che parla e ammorba il pubblico.
E poi non è un horror quando invece è
vero che è fatto di bambole e marionette, dove i coccodrilli sono in
grado di controllare il tempo. Da buon outsider Bessoni cerca di
ritrarre Kaspar come in fondo è lui, cercando nell'atto creativo una
possibile fuga da una società che non può e non vuole includerlo.
Da qui la scelta di trovare altri come lui, dalla fotografa folle, al
suo amico regista intellettuale fatto e finito. Un elemento
interessante anche se lasciato lì è il narratore iniziale, un
omuncolo nato dagli esperimenti cripto zoologici.
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