Titolo: Caini
Regia: Bogdan Mirica
Anno: 2016
Paese: Romania
Giudizio: 4/5
Il nonno di Roman è morto e il nipote
ha ricevuto in eredità i suoi terreni in campagna. Vi si reca
intenzionato a venderli e scopre che il nonno era a capo di una banda
di criminali che hanno tutta l’intenzione e la determinazione
necessarie per minacciarlo al fine di impedirgli la vendita.
Di solito quando si pensa al cinema
d'autore rumeno i nomi soliti che si sentono sono quelli di almeno
due grandi maestri e capaci di creare drammi molto forti come Sitaru
e Mungiu.
In questo caso distaccandoci da un
certo tipo di tematiche qui si entra nel cinema di genere dove Mirica
dimostra di saper costruire molto bene un dramma spesso e sofferto
con tanti elementi di corruzione squisitamente locali e la scelta di
un cast convincente.
In più un grosso e funzionale lavoro e
stato fatto nel costruire una fortissima tensione grazie alla quale
la violenza dell’ambiente, queste location quasi desertiche da far
sembrare la location una specie di western urbano dove ci sono anche
i bifolchi, si fa sentire ancor prima di esplodere grazie ad un uso
dello spazio che ne prefigura la pervasività.
Ci anticipa Mirica questa sua dote già
nella sequenza iniziale in cui delle bolle d’aria in una palude
conducono a una scoperta di un pezzo di corpo umano che vedrà una
sorta di esplosione di fatti ed eventi dove tutti coloro che decidono
di giocare non possono più uscire arrivando a pedere tutto.
L'immagine iniziale di un giallo che viene a galla e quella finale
nel dialogo tra il criminale e l'ispettore su quanto quest'ultimo
abbia le mani legate, trovano un connubbio che porterà ad una
chiusura abbastanza originale e che sembra far voler dire al regista
che è ora di cambiare pagina per uno dei paesi più corrotti al
mondo.
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