Titolo: Bunny and the bull
Regia: Paul King
Anno: 2009
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
Stephen Turnbull non esce dal proprio
appartamento da mesi e vive all'interno di una routine protettiva ma
asfissiante. Sconvolto costretto a cambiare il ritmo della sua vita
vagando all'interno della propria mente per cercare le ragioni della
propria alienazione. Ripercorre così, nel suo labrintico archivio
mentale, il folle viaggio in Europa fatto con Bunny, il suo amico più
caro interamente dipendente da sesso, alcol e gioco d'azzardo.
Bunny and the bull è sicuramente
l'opera migliore di King contando le sue ultime commedie commerciali
e poco ispirate. Qui invece il regista che ha scritto anche la
sceneggiatura sembra essersi preso una pausa per far viaggiare i suoi
trip mentali dandogli un nome, una storia e un ritmo.
Il risultato è notevole ma senza dover
per forza fare paragoni con Gondry, più di tutti, e qualcosina di
Gilliam o addirittura per le scene iniziali WILLARD IL PARANOICO.
Da un'unica location, la casa di lui da
cui non può/vuole uscire, fino alle intuizioni legate al sogno e
agli ospiti che entrano in casa sua senza voler più uscire fino alle
continue cerniere che aprono porte e varchi da casa sua per
immergersi in altri luoghi inesplorati dove lo stesso Stephen sembra
riuscire ad adattarsi sono solo alcuni degli aspetti più onirici e
divertenti del film.
Un film per certi versi riesce ad
essere anche intimista, con un menage a trois, una bella storia
d'amore, un protagonista nerd e forse un po sfigato che riesce
nonostante tutto a raggiungere il suo obbiettivo e Bunny, il suo
amico, che rappresenta l'eccesso in tutto e per tutto che con la sua
mania di diventare torero andrà incontro ad un fatalismo annunciato.
Una commedia fresca, leggera ma
profonda, che come sempre prevede l'inserimento di una donna come
simbolo del cambiamento e dell'uscita da quella caverna dove Stephen
sembrava essersi incatenato da solo per paura di far visita al mondo.
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