Titolo: Blood tea and red string
Regia: Christiane Cegavske
Anno: 2006
Paese: Usa
Giudizio: 5/5
Gli aristocratici Topi Bianchi
commissionano alle popolane Creature-che-vivono-sotto-la-Quercia la
realizzazione della bambola dei loro sogni. Quando l'opera è
completata le Creature si innamorano della bambola, rifiutandosi di
consegnarla. I Topi decidono allora di optare per il rapimento: alle
Creature toccherà così avventurarsi in un viaggio fantastico
popolato di incontri alla ricerca della loro amata.
La fiaba per adulti firmata in
stop-motion dalla regista di Portland ha richiesto qualcosa come
13-15 anni per vederla realizzata. Un'opera immensa permeata da
un'atmosfera esoterica, una colonna sonora sconvolgente e con tante
melodie che sembrano uscite da culti pagani sconosciuti.
Cegavske crea una sua personale e
surreale giostra di personaggi zoomorfi, piante, fiori, e ovviamente
una bellissima bambola da cui come per l'arrivo di una donna pura e
immacolata si crea lo scontro in cui le creature che vivono sotto la
terra non solo non vorranno più separarsene ma arriveranno a
trattarla come una dea crocifiggendola alla quercia in cui abitano.
La storia narra della lotta, all’ombra
della Grande Quercia, fra il dispotico topo bianco dagli occhi rossi
e i sui sudditi, uno strano incrocio fra pipistrelli, corvi e
scoiattoli, per il possesso della bambola creata da questi ultimi.
Una fiaba magica, simbolica e oscura
priva di dialoghi che segna un altro passo importante
nell'underground dell'animazione.
Come dicevo al di là dello stile è la
colonna sonora a farla da padrona con la partitura musicale composta
ed eseguita da Mark Growden che non solo accompagna questo
inquietante e meraviglioso sogno animato ma lo fa dandogli ancora più
risalto in moltissime scene madri.
Blood tea and red string dovrebbe
costituire il primo capitolo di una trilogia ancora in corso d’opera,
della quale per il momento esiste solo la seconda parte intitolata
SEED IN THE SAND.
Christiane Cegavske possiede un
immaginario decadente, carico di simbologie e archetipi ancestrali,
che richiamano l’Alice di Lewis Carroll, Alan Moore, i racconti di
Angela Carter, tanto Svankmajer e sono intrisi di un mondo fiabesco
delicatamente inquietante, fatto di tassidermia, merletti e
porcellane.
Le sue creature animate non possono
non far pensare alle opere dell’imbalsamatore vittoriano Walter
Potter, complessi diorami composti con tanti animaletti vestiti
minuziosamente e sistemati in posa tra i banchi di scuola, attorno a
un tavolo, o assiepati allo sposalizio di due gattini.
Un cult imperdibile per gli amanti del
buon cinema.
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