Titolo: Blush
Regia: Michal Vinik
Anno: 2015
Paese: Israele
Giudizio: 4/5
La diciassettenne Naama Barash si
diverte con i suoi amici tra alcol e droga mentre in famiglia deve
vedersela continuamente prima con i genitori con cui è sempre in
discussione e poi con la scomparsa della sorella, arruolata in un
esercito ribelle. Appena arrivata in una nuova scuola, Barash si
innamora per la prima volta e l'intensità dell'esperienza la
confonderà fino a dare nuovo significato alla sua esistenza.
Il manifesto dell'adolescenza femminile
a pari passo con le prime esperienze sessuali e trasgressive viene
scandagliato regolarmente da molti paesi immergendosi in alcune sotto
tematiche o semplicemente descrivendo l'ambiente.
Mancava all'appello un film coraggioso
come quello israeliano che non ha nessun tipo di velo e censura
mostrando una società o soprattutto un underground giovanile, una
sub cultura, composta per lo più da una ricerca costante di eccessi,
dalla perdita della verginità agli effetti della droga parlando di
ribellione e della ricerca adolescenziale della libertà e al bisogno
di infrangere ogni tabù
Un film che cerca di scardinare dogmi e
valori ormai passati o trapassati dai millenial portando le ragazzine
a scappare di casa o dalle caserme come gesto di estrema indipendenza
o di come non si vogliano seguire alcune regole imposte dal nucleo
familiare o addirittura fregandosene del parere degli altri arrivando
a farlo praticamente nei posti in ultima fila di un pullman sapendo
benissimo di essere visti e quindi sdoganando infine il voyeurismo
proprio da parte delle protagoniste.
Un film che non ha niente di meno
rispetto a pellicole come LA VITA DI ADELE o FUCKING AMAL (le
analogie con il secondo sono però più palesi), o il coraggio di
Much
Loved, mostrando una Tel
Aviv molto al passo coi tempi dove la parola d'ordine sembra essere
Md.
Vinik è coraggiosa nell'avvicinarsi
alle protagoniste, molto giovani e belle, nel descrivere e mostrare
così tante scene dove le protagoniste si scoprono a letto e hanno
questi baci a profusione intensi e lunghissimi dove le scene di sesso
tra le due ragazze sono realizzate con dovizia di particolari e con
molta sensibilità.
Come per Amal di Moodysson anche qui
Vinik non affronta il tema dell’innamoramento tra due ragazze e
tutte le sue implicazioni, ma cerca di riflettere su una gioventù
annoiata e stanca di relazioni liquide e in cerca di qualcosa di
nuovo o che almeno possa appagare la noia quotidiana, in questo caso
le droghe dove si parte dai cannabinoidi per arrivare alla cocaina o
alle droghe sintetiche è molto inquietante ma sicuramente post
contemporaneo.
L'unica nota dolente al film di Vinik e
che scoperte le carte il film si ripete abbastanza cercando di
intraprendere il plot del thriller nella scomparsa della sorella ma
non riuscendoci affatto rischiando di diventare macchinoso e
superficiale.
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