Titolo: Motivational Growth
Regia: Don Thacker
Anno: 2013
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Ian Folivor, un depresso e solitario
trentenne, si ritrova a prendere consigli da una muffa che cresce nel
suo bagno dopo un fallito tentativo di suicidio. La muffa, un morbido
fungo parlante nato della sporcizia raccolta in un angolo del bagno
trascurato, lavora per conquistare la fiducia di Ian aiutandolo a
ripulirsi e a rimodellare il suo stile di vita. Con l'aiuto della
muffa, Ian attira l'attenzione di una vicina di casa, Leah, e riesce
a trovare un po' di felicità nonostante le sue condizioni
innaturali. Improvvisamente, però, comincia a ricevere strani
messaggi dal suo vecchio e rotto televisore, il quale mette in
discussione la buona fede della muffa. Ha così inizio una battaglia
epica tra il bene e il male di cui Ian è solo parzialmente a
conoscenza.
Un protagonista molto brutto,
squallido, brufoloso e mezzo chiatto che vive rinchiuso in casa, non
esce da molti mesi, compra il cibo on line facendoselo portare a casa
senza ricordare l'identità del fattorino e facendo sempre la stessa
lista della spesa e passando tutto il giorno di fronte al tubo
catodico (perchè il plasma non sa nemmeno cosa sia). Poi c'è la
deliranza piena dove Ian (o forse Jack) parla e ubbidisce ai consigli
della muffa parlante che fa capolino dal bagno mentre il nostro
protagonista cerca di suicidarsi. Una muffa senziente che vorrebbe
fornirgli cibo attraverso spore e funghi che a sua volta Ian (o forse
Jack) rigetta per nutrire la muffa stessa, e gli disgrega lentamente
ogni tassello del reale, uccidendo a seconda di chi si trova davanti
sciogliendo proprio con gli stessi liquami.
Questi e tanti altri sono gli elementi
di questo film molto bizzarro e contro corrente di Thacker che sembra
un film per coplottisti dove scegliere di chi fidarsi se il Dio dal
tubo catodico o la muffa parlante che genera delle escrescenze che se
le mangi raggiungi il Nirvana.
Un film indie, assurdo e delirante dove
la narrazione fa letteralmente quello che vuole con flash back e
flash forward continui, mischiando le realtà come quando Ian (o
forse Jack) entra nei canali televisivi e si confronta con i
personaggi degli show, e nel modo più disparato, dove il
protagonista è un nerd che non si vedeva da tempo e dove anche qui
le trovate sono un continuum e tante parecchio suggestive (dal tema
della crescita, l'adattamento con il mondo, l'agorafobia) per come
vengono tratteggiate in maniera assolutamente anarchico e imprevisto.
Un film che finisce per immergersi
nell'horror e soprattutto nello splatter dove tutto sembra e vuole
essere assurdo trovando però una certa coerenza anche se qualche
salto temporale deve essere sfuggito al regista.
Cinema per pochi, di genere, eccessivo
ma sicuramente con la A maiuscola che tiene il suo protagonista per
quasi due ore sempre nello stesso salone, le scene in esterno sono
due o tre al massimo rimanendo appena fuori dalla porta, più
precisamente sullo zerbino, e condendo le atmosfere con musiche 8 bit
e sequenze animate stile vecchi videogiochi e dialoghi in forma
teatrale.
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