Titolo: Io sono tempesta
Regia: Daniele Lucchetti
Anno: 2018
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Il finanziere Numa Tempesta sta per
avviare un grande progetto immobiliare in Kazakistan.
Ma proprio al momento di chiudere le
trattative con gli investitori internazionali i suoi avvocati lo
informano che dovrà scontare una condanna per frode fiscale: non in
carcere, che gli avvocati sono riusciti ad evitargli, ma prestando
servizi sociali presso un centro di accoglienza. Passaporto e
cellulare gli vengono ritirati da Angela, che gestisce il centro, e
Numa è adibito a vari compiti di assistenza - compreso quello di
tenere puliti i bagni comuni.
La parabola di Tempesta è dichiaratamente ispirata a quella di Silvio Berlusconi, ma lo sviluppo del personaggio ha più a vedere con la commedia all'italiana che con l'attualità politica (anche se nella realtà spesso le due si sovrappongono).
La parabola di Tempesta è dichiaratamente ispirata a quella di Silvio Berlusconi, ma lo sviluppo del personaggio ha più a vedere con la commedia all'italiana che con l'attualità politica (anche se nella realtà spesso le due si sovrappongono).
Terribile l'ultimo film di Lucchetti.
Un regista su cui faccio difficoltà ad
esprimermi dal momento che la sua filmografia è piuttosto variegata
e sono pochi i suoi film ad avermi convinto.
Io sono Tempesta, la campagna
promozionale dove gli attori dicevano di essere tutti tempesta, è
davvero un film che si smonta piano piano andando avanti in una
confusione che a volte si perde i personaggi per le strade di Roma
facendoli rincontrare senza un nesso logico .
Una trama confusa, un cast che sembra
voler omaggiare uno degli attori più richiesti romani (ma non dei
più bravi dal momento che recita se stesso) e poi Germano a fare il
senzatetto che alla fine finisce a letto con una modella è davvero
il top del non sense.
Un film brutto che non arriva da
nessuna parte, trasmette poco e comunica quasi nulla.
Un film confezionato anche molto bene,
costato moltissimo con tante location e un abbellimento che lasciava
sperare in qualcosa di almeno sopportabile.
E poi è noiosissimo per quanto il
gruppo di senzatetto cerchi di commuovere con il risultato che tutto
è forzato, niente appare realistico ma è invece quanto di più
distante dalla realtà.
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