Titolo: Club of the laid off
Regia: Jiri Barta
Anno: 1989
Paese: Cecoslovacchia
Giudizio: 4/5
Vecchi manichini abbandonati passano le
loro povere vite spezzate in un vecchio magazzino abbandonato. Nuovi
manichini vengono portati al magazzino. Anche loro sono vecchi, ma di
una generazione più giovane. I due gruppi devono vivere insieme, il
che non è affatto facile per loro.
Uno dei discepoli di Svankmajer,
caposaldo della stop motion, si stacca leggermente dagli intenti del
maestro, rimanendo sempre in chiave politica ma studiando una bella
metafora sui conflitti di coppia, lo scontro generazionale e la
difficoltà a vivere assieme ad altre persone nello stesso ambiente
che poi non è di nessuno.
Manichini sporchi, logori, a tratti
sorridenti, inquadrati e narrati nella loro routine e quotidinità
fatta di cose semplici come capita alle scimmie più evolute.
Grazie ad un inquietante quanto
suggestivo uso del sonoro con questi suoni portati a volte
all'esagerazione, scricchiolii e quan'altro, per aumentare il senso
di fastidio e creare ancora più malessere tra i personaggi che si
incontrano, si scontrano e porteranno ad un inevitabile declino dei
rapporti sociali.
Tra le tematiche politiche non è un
caso che il regista sia cecoslovacco scegliendo e prediligendo uno
stile di vita del passato ancorato su regole e valori come quello di
sottrarsi al consumismo imperante che vede invece le nuove
generazioni completamente invischiate.
Il risultato non può che essere un
conformismo anestetizzante.
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