Titolo: Loveless
Regia: Kathryn Bigalow
Anno: 1981
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Vance è un giovane biker che ha dato
appuntamento ai suoi amici (quasi tutti ladri di automezzi) per
mettere a punto le moto prima di raggiungere la Florida dove si
tengono le annuali gare. Il luogo dell'incontro è una cittadina in
cui, mentre gli altri si dedicano alle messe a punto, Vance incontra
una ragazzina, Debbie. La giovane gli racconta del padre violento che
l'ha deturpata (e violentata) e ha spinto la madre al suicidio.
Mentre i due sono a letto in un motel il genitore arriva e porta via
con sé Debbie. L'uomo vuole sterminare i bikers e li raggiunge nel
bar in cui si radunano. Debbie non resterà a guardare
L'esordio della Bigelow lascia già ben
sperare sul successo di questa importante regista.
Un film lento e minimale che mette a
fuoco la bellezza androgina e il talento già collaudato di Willem
Dafoe in una prova attoriale quasi spaventosa per quanto si afferma
in quanto leader del gruppo dei bikers e maschera importante per il
cinema d'autore e commerciale.
Come in EASY RIDER del '69, i bikers
sono sempre stati antipatici, visti come belli e maledetti,
antagonisti dell'ordine e della disciplina e in quanto tali da
cercare di punire semplicemente perchè diversi.
Questo tema di fatto costituisce
l'anima di un film che seppur bellissimo e con una fotografia che
riesce a dare anima e risalto ad ogni ambiente e primo piano, risente
un po a livello di scrittura con una storia che come dicevo, fatica a
ingranare prendendosi tutto il suo tempo per farci vedere lo sguardo
e l'indole granitica di Vance o scoprire da chi è abitata la
cittadina dove i bikers fanno la loro sosta.
Con un finale delirante che ricorda
tanto Lynch e tanta altra roba, lasciando davvero di stucco dopo la
calma e lo stile narrativo costituito di quadri, il finale impazza
come non fa durante tutto il film con un'azione che in poche scene
porta a sconvolgimenti importanti e soprattutto ad un climax come
quello della drammatica storia di Debbie che si fa fatica a
scrollarsi di dosso.
Quella fotografata è un'America
fifties decadente, abitata da angeli ribelli che paiono usciti da
tanti film e uno stile che almeno in questa prima opera sviluppa e
concentra un'attenzione quasi maniacale per dettagli e colori e una
costruzione ricercata dell'inquadratura in cui le immagini contano
più dei dialoghi
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