Titolo: Permesso-48 ore fuori
Regia: Claudio Amendola
Anno: 2017
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Dal carcere di Civitavecchia escono con
un permesso di 48 ore 4 detenuti: Rossana, 25 anni, arrestata in
aeroporto per traffico di cocaina; il cinquantenne Luigi condannato
per duplice omicidio che ha già scontato 17 anni di pena; Angelo,
venticinquenne finito in prigione per una rapina compiuta con
complici che non ha mai denunciato; Donato, 35 anni, condannato pur
essendo innocente. Le due giornate verranno utilizzate da ognuno di
loro per cercare di ritrovare e ritrovarsi nelle realtà che hanno
lasciato da tempo.
Secondo voi vendetta ed espiazione secondo la politica di Amendola cosa vogliono o possono dire?
Poco o nulla. 48 ore fuori pur avendo
uno schema corale con ben quattro storie non ne azzecca una, o meglio
forse quella di Angelo o Rossana non saprei.
Sicuramente le storie di Argentero e lo
stesso Amendola paiono avvolte nel fumo di un noir che non riesce a
crescere con una storia che è un luogo comune in tutte le sue parti.
Il problema più grosso al di là di
una prova attoriale che non sempre risulta bilanciata (Argentero in
versione Fight Club può piacere giusto allo stuolo di fan ma è
inguardabile dal punto di vista della realisticità del personaggio)
è proprio la sceneggiatura scritta con Roberto Jannone e con
Giancarlo De Cataldo due nomi interessanti ma che sembrano puntare
sull'effetto lacrimuccia e altri espedienti davvero insopportabili.
E'un peccato perchè lo sforzo si vede
anche se è un film che vuole essere troppo marcatamente americano ma
Amendola non è Placido e il risultato si vede subito girando come i
Vanzina dei tempi d'oro. Un film di genere dovrebbe calarsi meno
sugli attori cercando di lavorare di rarefazione, ambienti, atmosfera
e un senso di perdizione onnipresente.
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