giovedì 4 gennaio 2018

Chispa de la Vida

Titolo: Chispa de la Vida
Regia: Alex De La Iglesia
Anno: 2011
Paese: Spagna
Giudizio: 3/5

Roberto non lavora da ormai qualche anno e la crisi economica comincia a farsi sentire. Nonostante una famiglia e una moglie amorevole, il suo senso d'insoddisfazione arriva al culmine quando anche l'amico di vecchia data (assieme al quale aveva partorito il fortunato slogan per una campagna pubblicitaria) rifiuta di dargli un impiego. Depresso torna sui luoghi della luna di miele dove ora sorge un museo che viene inaugurato proprio in quel momento. Un incidente lo fa cadere su una grata di ferro e uno spuntone di metallo gli si conficca nel cranio, ma non lo uccide. In un limbo tra la vita e la morte (che potrebbe arrivare in qualsiasi momento e per qualsiasi movimento) Roberto diventa l'attrazione mediatica per antonomasia, pronto a morire in diretta ma soprattutto a sfruttare più che può a proprio vantaggio (economico) tutto l'accaduto.

Il sedicesimo film dell'outsider spagnolo seppur con una spanna in meno rispetto agli ultimi suoi film è ancora una volta la conferma e la dimostrazione di un talento che ha preferito fare il suo cinema senza farsi ingabbiare dalle major.
Senza stare a presentare l'autore che non ha bisogno di presentazioni, ci troviamo di fronte all'ennesimo dramma grottesco anche se più convenzionale rispetto al suo cinema tradizionale che porta alle estreme conseguenze la tragedia per sfruttarla a dovere con uno schema corale funzionale e un buon ritmo.
A differenza però degli ultimi film, la scintilla della vita è molto ancorato sulla realtà in particolare sui media e gli effetti perversi che generano e le loro conseguenze inattese. Dunque una nuova vittima sacrificale post contemporanea dove la dignità passa per la vendita del proprio corpo ai media e dove un povero padre di famiglia disoccupato diventa la vittima perfetta per un manipolo di carnefici ognuno pronto a portare acqua al suo mulino, dal direttore del museo, ai giornalisti cannibali, al losco individuo che cerca nuovi talenti da mostrare in tv, etc.
Il tutto come sempre con un ritmo eccezionale, alcuni momenti macchinosi ci sono ma funzionali contando che il regista anche in questo caso per riuscire a fare il suo film ha limitato di molto i costi con un'unica location per quasi tutto il film. Una riflessione divertita sui compromessi ai quali ci obbliga l'attuale crisi economica,quella spagnola poi particolarmente segnata, e soprattutto sui meccanismi che mettono in moto gli eventi mediatici costruiti su quei fatti di cronaca che di tanto in tanto catalizzano l'attenzione del pubblico televisivo e che sembrano non sconvolgerci più.
Roberto deve superare un vero e proprio calvario dove il chiodo e la croce nonchè le statue dei santi sono tutte simbologie che portano alla parabola finale del film.


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