mercoledì 20 dicembre 2017

Detroit

Titolo: Detroit
Regia: Kathryn Bigelow
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5

Nel 1967, in piena epoca di battaglie per i diritti civili da parte degli afroamericani (Martin Luther King sarebbe stato ucciso nel '68 sul balcone del Lorraine Motel di Memphis), nel ghetto nero di Detroit ebbe luogo una rivolta scatenata da una retata della polizia in un bar dove si vendevano alcolici senza permesso. Il governatore del Michigan inviò la Guardia Nazionale a sedare la rivolta, e il presidente Lyndon Johnson gli fece dare man forte dall'esercito. L'episodio paradigmatico di quel tumulto fu il sequestro di un gruppetto di giovani uomini neri e di due ragazze bianche all'interno del Motel Algiers: un episodio di brutalità da parte della polizia (con il fiancheggiamento di alcuni militari) che è una ferita nella coscienza.

Detroit è un film molto bello che poteva essere un capolavoro.
La Bigelow ormai sempre più irraggiungibile come forza e tenacia che mette nei suoi lavori, continua un suo percorso di cinema impegnato, non cinema sociale ma film di denuncia che in molti aspetti soprattutto in questo film mi ha ricordato la politica degli autori di Spike Lee.
Un film emotivo al massimo da cui non riesci a staccarti un attimo per la foga incredibile, per il ritmo della narrazzione in un crescendo che diventa perfetto esempio di tempi e raccordi di montaggio. In tutto ciò che è roboante cinema anche d'azione, con una telecamera sempre in movimento e praticamente mai un'inquadratura fissa, si passa 143' di sconvolgimenti e con un secondo atto, tutto girato all'interno di un hotel, che rimane un momento molto alto per il cinema post-contemporaneo con alcune scene di soprusi esemplari per la straordinaria efficacia della messa in scena.
In tutta questi elementi molto belli l'unica perplessità ma bisognerebbe capire se era negli intenti della regista e credo di sì, è quellaper cui viene un po meno la parte legata alla rilevanza storica e sociale della vicenda, elemento che forse avrebbe interessato di più altri registi come Lee, mentre invece la Bigelow scarta in fretta passando a far pronunciare le rivelazioni più scottanti proprio dai personaggi, dalla loro corruzione, dall'essere spinti solo dall'odio e di nascondere i fatti cercando di farsi giustificare dai piani alti.
Il film procede con una furia allucinata, dove davvero è impressionante il lavoro svolto dalla regista nel coordinare troupe e attori nel trovare i tempi e gli spazi perfetti e riuscire ad essere sempre coinvolgente. Un film che nonostante sia ambientato nel 67' riesce ad essere sorprendentemente reale, attuale e trascinante e far subito capire quando ascoltiamo i fatti di cronaca che continuano ad accadere oggi giorno quanto le cose non siano assolutamente cambiate da allora dove anche un poliziotto negro non riesce sempre a fare la differenza (tra l'altro Denzel Washington da giovane è davvero bravo).



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