Titolo: Detroit
Regia: Kathryn Bigelow
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Nel 1967, in piena epoca di battaglie
per i diritti civili da parte degli afroamericani (Martin Luther King
sarebbe stato ucciso nel '68 sul balcone del Lorraine Motel di
Memphis), nel ghetto nero di Detroit ebbe luogo una rivolta scatenata
da una retata della polizia in un bar dove si vendevano alcolici
senza permesso. Il governatore del Michigan inviò la Guardia
Nazionale a sedare la rivolta, e il presidente Lyndon Johnson gli
fece dare man forte dall'esercito. L'episodio paradigmatico di quel
tumulto fu il sequestro di un gruppetto di giovani uomini neri e di
due ragazze bianche all'interno del Motel Algiers: un episodio di
brutalità da parte della polizia (con il fiancheggiamento di alcuni
militari) che è una ferita nella coscienza.
Detroit è un film molto bello che
poteva essere un capolavoro.
La Bigelow ormai sempre più
irraggiungibile come forza e tenacia che mette nei suoi lavori,
continua un suo percorso di cinema impegnato, non cinema sociale ma
film di denuncia che in molti aspetti soprattutto in questo film mi
ha ricordato la politica degli autori di Spike Lee.
Un film emotivo al massimo da cui non
riesci a staccarti un attimo per la foga incredibile, per il ritmo
della narrazzione in un crescendo che diventa perfetto esempio di
tempi e raccordi di montaggio. In tutto ciò che è roboante cinema
anche d'azione, con una telecamera sempre in movimento e praticamente
mai un'inquadratura fissa, si passa 143' di sconvolgimenti e con un
secondo atto, tutto girato all'interno di un hotel, che rimane un
momento molto alto per il cinema post-contemporaneo con alcune scene
di soprusi esemplari per la straordinaria efficacia della messa in
scena.
In tutta questi elementi molto belli
l'unica perplessità ma bisognerebbe capire se era negli intenti
della regista e credo di sì, è quellaper cui viene un po meno la
parte legata alla rilevanza storica e sociale della vicenda, elemento
che forse avrebbe interessato di più altri registi come Lee, mentre
invece la Bigelow scarta in fretta passando a far pronunciare le
rivelazioni più scottanti proprio dai personaggi, dalla loro
corruzione, dall'essere spinti solo dall'odio e di nascondere i fatti
cercando di farsi giustificare dai piani alti.
Il film procede con una furia
allucinata, dove davvero è impressionante il lavoro svolto dalla
regista nel coordinare troupe e attori nel trovare i tempi e gli
spazi perfetti e riuscire ad essere sempre coinvolgente. Un film che
nonostante sia ambientato nel 67' riesce ad essere sorprendentemente
reale, attuale e trascinante e far subito capire quando ascoltiamo i
fatti di cronaca che continuano ad accadere oggi giorno quanto le
cose non siano assolutamente cambiate da allora dove anche un
poliziotto negro non riesce sempre a fare la differenza (tra l'altro
Denzel Washington da giovane è davvero bravo).
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