Titolo: Strange Colours
Regia: Alena Lodkina
Anno: 2017
Paese: Australia
Giudizio: 4/5
Una donna intraprende un lungo viaggio
per ricongiungersi con il proprio padre malato e provare a
ricostituire un legame che si è andato indebolendo nel corso del
tempo.
Per il suo film d'esordio, Lodkina sceglie una storia semplice di riflessione e inquietudini.
Un viaggio nostalgico dentro le proprie
radici familiari e fuori nella remota comunità nell'Outback
australiano sempre affascinante con le sue regole e dove coloro che ci
abitano, ormai quasi più solo vecchi, non sono altro che emarginati
con un ferreo ideale di libertà, impegnati ad estrarre Opale dalle
miniere. Proprio le miniere, le abitazioni, l'ambiente malsano che
ricorda in diversi punti il capolavoro sull'Outback australiano Wake
in fright riescono ad
essere visivamente molto affascinanti. Un film dicevo di silenzi e
distanze dove Milena avvicinandosi alle sue origini ne entra in
contatto conoscendo gli amici del padre e a volte le loro strane
abitudini come quella di sorprenderla in piena notte, oppure
incontrare vecchi amori e chiedersi cosa non abbia funzionato. Tutto
scorre tra paesaggi desertici e capanne di legno, un ambiente che
comunica moltissimo diventando iconico nel cercare di dare risposte e
far riflettere la sua protagonista. E poi i dialoghi con il padre
riescono a non essere mai didascalici ma invece nudi mostrando le
fragilità di entrambi in alcuni punti quasi commoventi.
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