domenica 3 settembre 2017

Michael Moore in TrumpLand

Titolo: Michael Moore in TrumpLand
Regia: Michael Moore
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5

Il documentario è la ripresa dal vivo di uno degli show tenuti da Michael Moore in Ohio nelle ultime settimane, durante i quali ha cercato di "incontrare a metà strada" l'elettorato di Donald Trump in uno degli stati più conservatori del Midwest americano. La performance è stata ripresa nel Murphy Theatre di Wilmington, Ohio, nella contea di Clinton, dove ci sono 25mila votanti registrati e solamente 500 di questi sono democratici. Da qui il titolo del film: più che alludere al candidato repubblicano, "TrumpLand" indica esattamente i luoghi visitati da Moore, la terra di Trump.

"Lo so, oggi Donald Trump è la molotov umana che siete pronti a lanciare contro il sistema. Volete trasformare l'8 novembre nel più grande "Fuck Off day" della storia: e forse vi sentirete benissimo il 9. Un po' meno la settimana dopo. Ed entro un mese farete come gli inglesi dopo Brexit: raccoglierete firme per chiedere di tornare indietro. Quando sarà troppo tardi".
Più che un documentario, TrumpLand è un monologo, un docu-show, dall'inzio alla fine in cui il regista da sempre schierato vomita senza sosta un monologo teatrale di '72 contro i sostenitori di Trump e i democratici riluttanti appoggiando senza riserve la candidata democratica.
Ci sono tanti argomenti e tante aree di scontro, alcune interessanti attuali e che condivido con altre che ho trovato forse un po troppo frettolose e con quell'ironia di fondo che non riesce ad essere così intellettualmente stimolante e pungente anche per uno dal talento di Moore che da sempre si è imposto come documentarista scoperchiando temi e vicende socialmente ed economicamente rilevanti.
Il monologo è stato registrato ovviamente prima delle elezioni presidenziali e i fatti successivi li conosciamo tutti, quindi vuol dire che nemmeno Moore c'è l'ha fatta o forse invece è riuscito a far cambiare idea a qualche migliaio di persone che di certo non sono bastate a togliere la vittoria all'attuale presidente degli Stati Uniti d'America.
Moore come sempre non ha provocato con le parole ma con la scelta della location, lo stato e la forma con cui ha dato vita a questo docu-show. Infatti quel martedì mattina prima delle elezioni, a sorpresa il regista ha invitato il suo pubblico all'Ifc Center di New York, il celebre cinema d'essai sulla Sesta Avenue a pochi passi dalla New York University, offrendo biglietti gratis per i primi arrivati. Una proposta che ha subito scatenato il popolo di Moore: che già alle 4 del pomeriggio ha dato il via a un lungo serpentone che 5 ore dopo, ad apertura del botteghino, affollava la vicina West 4 Street e girava su per Cornelia mentre davanti al cinema la folla si accalcava davanti a un Trump di cartapesta pronto a leggere il futuro con frasi lapidarie come "I don't care of Obamacare", me ne frego della riforma sanitaria di Obama.
Girato due settimane fa in due serate a Wilmington, Ohio - uno di quegli ex stati operai del Midwest dove oggi Trump è fortissimo, Moore riesce con una formula di botta e risposta a dare vita e valore ad una cronologia di temi e attuali conseguenze che il nuovo presidente approverebbe senza la minima esitazione e così dalla riforma Obama, alle guerre di conquista, ad aumentare i poteri alle lobby delle industrie delle armi, al me ne frego del G20 e degli accordi ambientali, vediamo una dopo l'altra alcune scelte e profezie che forse nessuno pensava potessero attualizzarsi.




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