Titolo: City of Tiny Lights
Regia: Pete Travis
Anno: 2015
Paese: Gran Bretagna
Giudizio: 3/5
La pellicola è ambientata nella
multiculturale e contemporanea Londra, dove niente è quello che
sembra. Tommy Akhtar è un fan del cricket, un figlio devoto e un
investigatore privato fannullone. Il suo ufficio si trova sopra una
ditta taxi di taxi, gli piacciono l'alcol e le sigarette, ed è
fortemente cinico. Tommy, una mattina, trova una prostituta di alta
classe, Melody, in cerca di aiuto. Vuole che trovi la sua amica
Natasha, che è stata vista l'ultima volta mentre incontrava un nuovo
cliente al bar Mayfair. Non ha molta fortuna nella ricerca di
Natascia, ma trova il cadavere di un uomo d'affari pakistano Usman
Rana, e prima di rendersene conto, viene coinvolto nel pericoloso e
sinistro mondo del fanatismo religioso e degli intrighi politici.
L'ultimo film di Travis dopo alcuni esordi non proprio gratificanti e un paio di film azzeccati, trova qui di nuovo nell'indi e nella produzione low-budget, i canoni e i criteri per sviluppare il suo ultimo poliziesco quasi tutto in esterni per i quartieri di Londra.
Un'opera artigianale, un noir con
un'atmosfera cupa e contemporanea dove il nostro improvvisato
investigatore deve in due ore di film risolvere un caso di quelli
scomodi e con intenti politici alle spalle e una corruzione che come
sempre abbraccia parte delle proprie amicizie.
Il risultato è una regia tecnicamente
mediocre che cerca di inquadrare al meglio le mille sfumature in cui
il film s'addentra quando più si avvicina al climax. Una fotografia
che cerca di fare il possibile senza colpi di genio ma con quei
rallenty forzati e cambi di luce repentini anche se lavora con due
colori freddi molto accesi per quasi tutto l'arco della narrazione.
Un finale abbastanza scontato e un manipolo di attori che cercano di
fare il possibile con Riz Ahmed in un ruolo da protagonista, non
facile, ma che cerca di convincere il più possibile.
Interessi, capitali, amicizie, tutto
piano piano emerge nel film, con i flussi di ricordi e i tasselli che
si incastrano con una facilità disarmante accompagnati da una
colonna sonora a tratti interessante.
Basato sul romanzo omonimo del
co-sceneggiatore Patrick Neate, il film è un ritratto unico di una
Londra contemporanea narrata come una brulicante metropoli
multiculturale dove nulla è come sembra. Nel finale pur avendo alti
e bassi soprattutto legati al ritmo e alcuni dialoghi della
sceneggiatura, avrebbe forse giovato qualche colpo di scena in più e
un secondo atto più sintentico.
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