Titolo: Beyond the Gates
Regia: Jackson Stewart
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 2/5
Due fratelli da tempo lontani si
riuniscono nel negozio di video del padre da poco scomparso per
liquidarne la proprietà e venderne i beni. Mentre si muovono
all'interno del locale, trovano un gioco da tavolo che contiene un
misterioso legame con la scomparsa del padre e che ha letali
conseguenze per chiunque vi giochi.
Negli ultimi anni sia nel fantasy che nell'horror c'è una sorta di nostalgia generale che tradotto significa ributtarsi nel passato per cercare di sfruttare così appieno la tecnologia.
Beyond the Gates come tanti suoi simili
appartiene proprio a quel filone anni '80 così spaventosamente
affascinante e dalla fotografia coloratissima che gioca tutto sulla
dualità di colori, il blu e il viola, e che già dalla locandina
sembra così maledettamente affascinante.
In realtà non è affatto così.
Macchina del fumo, vhs, una casa che
ricorda EVIL DEAD e tanta gavetta per l’opera prima di Jackson
Stewart. Classe 1988, non a caso è stato il collaboratore di Stuart
Gordon e si vede per come cerca di assimilare dal maestro l'atmosfera
e una certa idea di ritmo e montaggio. I riferimenti poi a detta del
regista sono ancora più colti e vanno a prendere indietro dai nostri
maestri del cinema gotico Bava e quelli successivi dove Fulci
spadroneggia.
Un twist di elementi che trovano la
materia che Stewart purtoppo non riesce a giocare bene, con diversi
momenti morti tra i protagonisti, un cast che purtroppo mostra dei
limiti importanti e un'alchimia e qualche twist che sono quasi solo
merito della colonna sonora ma non di certo delle scelte narrrative.
Con una sceneggiatura così povera e senza guizzi, le prove diventano
tutte incredibilmente banali e telefonate, con un ordine proprio in
questo videogioco e in questa serie di eventi e sfide che anzichè
diventare la parte più sanguinolenta, diventano in alcuni momenti
quasi tragicomica per come gli attori non riescano a dare una
performance soddisfacente.
Un'opera che potrebbe presto diventare
cult per i nostalgici che si accontentano della messa in scena, che
qui non sembra fare una piega, a dispetto delle idee e di una storia
appena accattivante.
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