Titolo: Raman Raghav 2.0
Regia: Anurag Kashyap
Anno: 2016
Paese: India
Giudizio: 4/5
Raman è un serial killer che vive a
Mumbai e che trova, per così dire, ispirazione nelle gesta di un suo
predecessore, l'omicida seriale Raman Raghav, che operava in India
negli anni Sessanta. Oltre a quella per il suo mentore, ha una
seconda grande ossessione: quella per il giovane poliziotto Raghav.
Fa di tutto per trovarsi faccia a faccia con lui. Ma se il killer non
è del tutto normale, anche il poliziotto non è un esempio di
stabilità mentale...
"Raman Raghav 2.0" è
ispirato alla figura del serial killer omonimo, attivo a Bombay verso
la fine degli anni ’60, la cui identità non era nel nome, ma nei
pesanti oggetti contundenti con cui spaccò la testa a decine di
persone per un decennio, avvolgendo nel panico l’enorme popolazione
indifesa e priva di protezione. Raman è anche uno di quei film
indiani che tocca vedere solo grazie a Netflix a meno di non averlo
visionato all'interno di qualche sconosciuto festival. E'strano
lodare una piattaforma on line che mai avrei pensato di sfruttare.
Rimane pur vero che la maggior parte di film indiani cercati a lungo
e per anni sul web o sulle piattaforme on-line con risultati
deludenti finalmente mi da la possibilità di guardarmeli con i
dovuti anni di distanza.
E'questo è un dato di fatto.
Il film di Kashyap è di una violenza
straziante. E non parlo solo di quella sulle donne come spesso i film
indiani non risparmiano, ma di un'atmosfera sporca e corrotta, una
Mumbai soffocata e straziante, marcia fino al midollo come la natura
ipercinetica del soggetto, le due diverse tonalità di cattiveria dei
due protagonisti, i cambi di scena repentini e senza soluzioni di
continuità e infine la dilatettica e l'assenza di morale tra un bene
ormai sempre più inesistente e un male che non possiamo più fare a
meno di nascondere.
Un film cupo, lungo ma non lento,
tenuto assieme da capitoli che contraddistinguono un viaggio nella
paura con un attore davvero sttraordinario in grado di restituire
ferocia e sofferenza al suo personaggio.
Due facce della stessa medaglia che il
cinema spesso sfrutta e confonde. In questo caso la cattiveria
degenerata in crimine ed il male assoluto e fine a se stesso di
entrambi generano conseguenze inattese ed effetti perversi come
capitava nel film diretto dai Mo Brothers.
Kashyap non è nuovo alle storie
violente e scabrose, infatti con il ben più conosciuto GANGS OF
WASSEYPUR, non aveva ancora raggiunto l'apice della violenza che qui
trova un segnale inequivocabile e un cambio di timone.
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