Titolo: Rosemary's Baby
Regia: Roman Polanski
Anno: 1968
Paese: Usa
Giudizio: 5/5
Una giovane e novella sposa di
provincia, Rosemary Woodhouse, va a vivere insieme a suo marito Guy a
New York. I loro vicini sembrano inizialmente molto gentili ma
gradualmente sembrano diventare sempre più oppressivi, in
particolare in seguito all'avanzare della gravidanza di lei e in
seguito anche a strani e inquietanti avvenimenti concomitanti.
A Roman Polanski potranno muovere tante
accuse ma su un punto dovranno essere tutti d'accordo: è stato un
precursore e questo film come pochi altri ne sono dei validi esempi.
Il genere sulla possessione e sulla
gravidanza in generale che fino ad allora rimanevano temi scottanti a
cui avvicinarsi con il lanternino con il regista polacco sono stati
semplicemente sdoganati contando che non c'era nessun motivo per cui
fino ad allora fossero rimasti tabu.
Rosemary's Baby è una metafora su
tante debolezze e fragilità umane della protagonista e di chi le sta
intorno. E'forse uno dei primi film in cui il dio denaro sostituisce
l'amore di un padre che vende il figlio per ottenere la fama.
Soddisfare insomma quel successo che in quegli anni in America non
poteva essere sottovalutato perchè dava speranze all'americano medio
e il sogno americano era una critica feroce che da lì a poco ha
interessato diversi registi della New-Hollywood.
Forse è anche uno dei primi esempi
colti di horror psicologico dove il disagio interiore diventa
metafora della paura di qualcosa che si porta in grembo e da cui si è
dipendenti.
L'opera inoltre è una delle più belle
descrizioni di sempre sulle sette usando la simbologia a dispetto di
inutili scene d'azione o rituali banalotti che sembrano prendere in
giro la seriosità della funzione.
Polanski è anche il primo regista a
far venire fuori il male da qualcosa di piccolo e immacolato come il
bambino stesso. Infine l'occultismo insito nella società altolocata
di New York come la classe colta stufa della mondanità che punta a
qualcosa di meno consumistico che riesca ad appagare la sete di
conoscenza e da qui il rituale diventa l'apice che darà forma e
sostanza alla
suspense, alla paura, all'angoscia, a
tutto ciò che un film di genere può fare per varcare diversi
limiti, sono le ultime credenziali in un'opera colta, smisurata e
ambiziosa.
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