Titolo: Paterson
Regia: Jim Jarmush
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 3/5
Paterson vive a Paterson, New Jersey,
con la moglie Laura e il cane Marvin. Ogni giorno guida l'autobus per
le vie della città, ogni sera porta fuori il cane e beve una birra
nel pub dell'isolato. Mentre la moglie colleziona progetti fantasiosi
e fuori portata, e decora ininterrottamente la loro casa, Paterson
appunta umilmente le sue poesie su un taccuino, che porta sempre con
sé. Nei suoi versi si fondono la passione per William Carlos
Williams, nativo di Paterson, Ginsberg, O'Hara, ma anche il suo
orizzonte quotidiano. Proprio il dono di uno sguardo poetico sembra
essere ciò che lo eleva da una routine di luoghi e azioni uguali a
se stesse e sottilmente angoscianti.
L'ultimo Jarmush è abbastanza radicale
e minimale. Il suo personaggio passa le giornate quasi come se non
vedesse l'ora che finiscano per ricominciarle il mattino seguente
nello stesso identico modo. E'un aspetto come un altro per dire due
cose: da un lato l'importanza di dare peso alla monotonia e ad una
vita semplice che si accontenta di cose ancora più semplici che
spesso e volentieri diamo per scontato. Dall'altra sembra voler
appurare che il piattume della propria esistenza è soggettivo per
ognuno di noi, decidendo a cosa dover dare peso e importanza.
Al di là di riflessioni indisciplinate
o teorie personali, Paterson è interpretato da un attore che
ultimamente pur rimanendo in secondo piano, sta girando indie e
blockbuster come se mangiasse noccioline. Adam Driver è colui che passa sempre
inosservato, eppure riuscendo a lasciare spesso una traccia come nel
caso del film di Scorsese dove riesce ad essere molto più in parte e
funzionale rispetto al collega.
E'un film monocorde in cui non succede
praticamente nulla e il ritmo viene scandito dai giorni della
settimana. Allo stesso tempo è un film ambizioso dove sicuramente
qualcuno coglierà il significato della vita secondo Paterson e altri
passaggi importantissimi che meritano una lettura e una scansione più
approfondita. L'inizio è abbastanza profetico per far subito capire
come verrà strutturato il film.
Eppure forse questo è il merito più
grosso di un regista indipendente nell'anima che ha lavorato in mille
progetti facendo sempre un sacco di cose appartenenti alla settima
arte e che voleva a tutti i costi realizzare questo film che manco a
farlo apposta è il suo progetto più ambizioso.
Alla fine con una frase forse si riesce
a tracciare la personalità e gli intenti del suo protagonista:
Paterson scrive tutti i giorni delle poesie su un taccuino in
silenzio, spensierato, senza avere la minima voglia di farle leggere
a nessuno. Qualcuno potrebbe definirlo depresso o associale ma non è
affatto così, semplicemente non se la sente.
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