Titolo: Logan
Regia: James Mangold
Anno: 2017
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
El Paso, 2029. Sono 25 anni che non
nascono più mutanti e quelli che sono sopravvissuti sono degli
emarginati, in via di estinzione. Logan/Wolverine vive facendo lo
chaffeur e la sua capacità di rigenerazione non funziona più come
un tempo, mentre il Professor X ha novant'anni e il controllo dei
suoi poteri psichici è sempre meno sicuro. Quando una donna
messicana cerca Logan per presentargli una bambina misteriosa di nome
Laura, nuove attenzioni e nuovi guai cominciano a raggiungere i
mutanti.
Dopo due filmacci girati senza polso e
anima, Mangold trova finalmente la sua tamarrata epica, storica e
piena di combattimenti davvero esaltanti.
Logan è un film d'azione pieno di
inseguimenti e massacri ma allo stesso tempo è un film molto
sentimentale e strappalacrime, un western intriso di nichilismo e
speranze (quelle future).
Jackman finalmente si presta anima e
soprattutto corpo, mostrando il suo personaggio senza veli. Logan è
pazzo, alcolizzato, solo, accerchiato da persone che stanno peggio di
lui e senza una missione o uno scopo nella vita che possa dargli
quello che vuole più di tutto: una redenzione per tutti i compiti da
esecutore che come demoni lo attanagliano continuamente.
E'davvero un film anomalo, che non a
caso sembra uscire dalla formula per antonomasia della Marvel,
riuscendo ad aderire più alla psicologia del fumetto. Logan poi è
stato addirittura selezionato ad un festival come quello di Berlino
che per i comics è una novità soprattutto contando che l'opera di
Mangold tutto sembra tranne che un film di supereroi.
Un noir in fondo, un road-movie scomodo
e sboccato che non riesce mai e non può trovare ironia ma a volte
incontra la dolcezza anche se in piccolissimi gesti soprattutto tra
padre e figlia.
Logan è così cattivo che a parte arti
mozzati e artigli che spappolano visi ed entrano nei crani, è
proprio votato da una disperazione e un'autodistruzione cercando per
tutto il tempo di dominare gli istinti. Ed è proprio qui che il film
parte in quarta mostrando la sua parte "sociale"dal momento
che la bambina essendo piccola non può avere gli stessi freni del
padre diventando la vera arma che tutti temono. Le scene di violenza
sono viscerali, quasi uno splatter per come soprattutto la bambina
massacra soldati e contractors.
Rimane infine il concetto della "fuga",
del "nascondersi" come un continuum sul discorso aperto da
Singer sulla natura dei mutanti e la loro difficoltà a relazionarsi
con gli umani.
Nel finale infine c'è un duro braccio
di ferro tra salvezza e sacrificio con un colpo di scena davvero
commovente.
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