Titolo: Handmaiden
Regia: Park Chan-Wook
Anno: 2016
Paese: Corea del sud
Giudizio: 4/5
Corea,1930. Sotto la dominazione
giapponese della Corea, Sookee viene coinvolta nel complotto ordito
dal (falso) conte Fujiwara, che mira al patrimonio di una ricca
ereditiera nippo-coreana, Hideko. Sookee diviene la domestica privata
di Hideko, ma ben presto tra le due donne nasce un’attrazione, che
rischia di compromettere il piano di Fujiwara.
C'è una frase che mi colpì di Park
Chan-Wook quando al tempo diresse uno dei tre episodi di THREE
EXTREMES. Il regista confidò al giornalista di essersi avvicinato
solo in tarda età alla settima arte e di aver visto pochissimi film.
Senza stare a fare le presentazioni
parliamo di un outsider che non ha mai sbagliato un colpo.
Sia nella trilogia della vendetta, la
più conosciuta e apprezzata, ma anche in tutto il suo cinema
precedente e la filmografia successiva, è un autore poliedrico che
ha spaziato dal dramma, all'horror fino alla sci-fi, per arrivare con
questo suo ultimo film a concludere la trilogia sull'esplorazione
dell'amore proibito iniziata nel 2009 con THIRST e proseguita con
Stoker.
Handmaiden approfondisce alcuni temi
cari al regista e chiama in cattedra ancora una volta una scenografia
inquietante per quanto rasenta la perfezione e una fotografia
anch'essa molto potente in grado di restituire tutto ciò che i
dialoghi e le parole non devono sforzarsi di raccontare.
Eppure a dispetto di altre sue opere
appare come qualcosa di incredibilmente complesso, stratificato, un
omaggio al cinema erotico e al soft-core con scene di sesso tra donne
che fanno imbarazzare LA VITA DI ADELE.
Hideko, la protagonista ad esempio è
costretta ad essere, lei come tutti gli altri, prigioniera del suo
zio folle, un demiurgo come non si vedeva da tempo, addestrata fin
dalla tenera età a interpretare reading per soli uomini di testi
erotici giapponesi, di cui lo zio è un accanito e geloso
collezionista, ossessionato dal sesso come esercizio di potere in
modo indifferente sia nei confronti delle donne sia degli uomini.
In Handmaiden tutto viene ribaltato, i
giochi e le dinamiche complesse tra i personaggi esplodono, il lento
gioco della rottura delle apparenze diventa sempre più grottesco e
avvincente per poi finire in un bagno di sangue come nella
inquietante scena che fa da apri pista alla deriva gore, in cui i due
maschi, il padre-padrone ed il mentore-lenone, gabbati e sconfitti,
si fronteggiano a colpi di tortura verbale e fisica tranciando dita.
E'un omaggio agli usi e costumi di una
Corea ancora schiava e repressa, dove si insinua la libertà
dell'erotismo come unica valvola di sfogo "femminile" e
concentrandosi su una messa in scena che a differenza di molta
cinematografia di genere coreana non usa un'estetica patinata così
esagerata. Ispirato ad un romanzo inglese di successo, Ladra di Sarah
Waters, il thriller di Wook, che tra i suoi registi preferiti pone
Hitchcock palesandolo senza troppi problemi e tessendo come spesso
capita nel suo cinema il classico concetto per cui chi è convinto di
avere il coltello dalla parte del manico rischia di finire
accoltellato.
Handmaiden come tante opere in costume
utilizza lo storytelling per creare ambiguità e per dare ancora più
valore e spessore alla storia.
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