Regia: Dardenne
Anno: 2016
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5
Jenny Davin è una giovane dottoressa
molto stimata al punto che un importante ospedale ha deciso di
offrirle un incarico di rilievo. Intanto conduce il suo ambulatorio
di medico condotto dove va a fare pratica Julien, uno studente in
medicina. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno suona al
campanello e Jenny decide di non aprire. Il giorno dopo la polizia
chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello
studio perché una giovane donna è stata trovata morta nelle
vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul
corpo non sono stati trovati documenti.
L'ennesima riprova di come il cinema
belga sia in ottima salute. Pur non avendo una filmografia vasta come
quella dei vicini francesi, rimane sempre ad un livello molto alto
contando alcuni outsider come i fratelli Dardenne che non sbagliano
mai un colpo.
Di nuovo un film sul sociale, in questo
caso complesso, perchè abbiamo un morto, trattando una tematica
attuale e scomoda. Per altri versi potremmo dire che invece tocca una
tematica di cui non si fa altro che parlare, ma il duo belga
concentra e trova il punto di forza sapendo insistere in un paese e
un Europa così distante e assuefatta alla visione in tv dei corpi
morti.
Sempre di corpi infatti parliamo. In
questo caso di quelli dimenticati a cui non è importante dare una
degna sepoltura dal momento che non si conosce la biografia di
quell'individuo. La donna in questione è africana e la nostra
protagonista incomincerà una dura battaglia per scoprire la verità
anche a costo di perdere preziosi clienti dopo aver ottenuto un
importante studio medico.
Potrebbe essere il tipico dramma con
successiva indagine alla ERIN BROCKOVICH ma qui siamo in Europa e si
preferisce dare un approfondimento meno commerciale e un taglio meno
plateale e più complesso parlando di sensi di colpa e di quanto la
morte di alcune persone possa pesare sulle nostre vite in modo
inaspettato.
La responsabilità, il dolore per la
liquidità con cui alcune persone vengono troppo velocemente
dimenticate pone la matassa più critica e stratificata, difficile
soprattutto nella gestione della galleria di personaggi che
interagiranno con la protagonista e con cui i registi portano avanti
la lotta di Jenny.
L'incidente scatenante poi è di una
semplicità estrema, girato con due lire, a cui però si intersecano
così tante giustificazioni da parte dei suoi collaboratori e
soprattutto quando lo spettatore comprende cos'è successo, crea un
effetto davvero di enorme impatto emotivo, dimostrando ancora una
volta come l'escamotage non debba per forza essere costruito in modo
sofisticato.
E'un film che fa emergere il contrasto
e la battaglia interiore di Jenny che da un lato ha il compito di
salvare le persone, mentre dall'altro chiede a chi lavora con lui, il
dottorando mite e sensibile, di distaccarsi empaticamente da ciò che
vede per non rimanere scioccato e commettere errori quando lui si
giustifica dicendo "Sono stato sopraffatto dalle emozioni"
rimanendo bloccato alla vista di una crisi epilettica di un bambino.
Il cinema dei Dardenne offre sempre dei
personaggi che lottano per qualcosa, per cambiare le sorti di una
società egoista per indagare i tumori contemporanei e offrirne
un'esamina multi sfaccettata e completa come la risposta del medico
anziano che lascia lo studio a Jenny e che la difende essendo un
medico dalla responsabilità "Era tardi non è colpa tua se non
hai risposto". Ancora una volta un film incredibile che lascia
storditi per la rabbia che suscita e al contempo per la speranza che
personaggi come quello di Jenny continuino ad esistere mantenendo
forza, coraggio, professionalità e speranza in ciò che fanno "non
è morto se continua ad agire nel nostro pensiero" .
In più a riprova dell'impianto
perfetto di sceneggiatura ci tengo ad analizzare un ultimo passaggio,
ad esempio nel finale scopriamo chi è stato ad uccidere la donna ma
ormai a noi non interessa più sapere chi ha ucciso e perchè.
L'indagine e le domande e la sofferenza di Jenny è riuscita già a
fare tutto il resto nel corso del film ponendoci domande e facendoci
riflettere sul peso delle responsabilità. "L'assassino" si
trova con le spalle al muro non certo per il lavoro della squadra
investigativa ma per i sensi di colpa e la sensibilità con cui Jenny
non si da pace per dare degna sepoltura alla vittima.
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