domenica 19 febbraio 2017

Ragazza senza nome





















Titolo: Ragazza senza nome
Regia: Dardenne
Anno: 2016
Paese: Belgio
Giudizio: 4/5

Jenny Davin è una giovane dottoressa molto stimata al punto che un importante ospedale ha deciso di offrirle un incarico di rilievo. Intanto conduce il suo ambulatorio di medico condotto dove va a fare pratica Julien, uno studente in medicina. Una sera, un'ora dopo la chiusura, qualcuno suona al campanello e Jenny decide di non aprire. Il giorno dopo la polizia chiede di vedere la registrazione del video di sorveglianza dello studio perché una giovane donna è stata trovata morta nelle vicinanze. Si tratta di colei a cui Jenny non ha aperto la porta. Sul corpo non sono stati trovati documenti.

L'ennesima riprova di come il cinema belga sia in ottima salute. Pur non avendo una filmografia vasta come quella dei vicini francesi, rimane sempre ad un livello molto alto contando alcuni outsider come i fratelli Dardenne che non sbagliano mai un colpo.
Di nuovo un film sul sociale, in questo caso complesso, perchè abbiamo un morto, trattando una tematica attuale e scomoda. Per altri versi potremmo dire che invece tocca una tematica di cui non si fa altro che parlare, ma il duo belga concentra e trova il punto di forza sapendo insistere in un paese e un Europa così distante e assuefatta alla visione in tv dei corpi morti.
Sempre di corpi infatti parliamo. In questo caso di quelli dimenticati a cui non è importante dare una degna sepoltura dal momento che non si conosce la biografia di quell'individuo. La donna in questione è africana e la nostra protagonista incomincerà una dura battaglia per scoprire la verità anche a costo di perdere preziosi clienti dopo aver ottenuto un importante studio medico.
Potrebbe essere il tipico dramma con successiva indagine alla ERIN BROCKOVICH ma qui siamo in Europa e si preferisce dare un approfondimento meno commerciale e un taglio meno plateale e più complesso parlando di sensi di colpa e di quanto la morte di alcune persone possa pesare sulle nostre vite in modo inaspettato.
La responsabilità, il dolore per la liquidità con cui alcune persone vengono troppo velocemente dimenticate pone la matassa più critica e stratificata, difficile soprattutto nella gestione della galleria di personaggi che interagiranno con la protagonista e con cui i registi portano avanti la lotta di Jenny.
L'incidente scatenante poi è di una semplicità estrema, girato con due lire, a cui però si intersecano così tante giustificazioni da parte dei suoi collaboratori e soprattutto quando lo spettatore comprende cos'è successo, crea un effetto davvero di enorme impatto emotivo, dimostrando ancora una volta come l'escamotage non debba per forza essere costruito in modo sofisticato.
E'un film che fa emergere il contrasto e la battaglia interiore di Jenny che da un lato ha il compito di salvare le persone, mentre dall'altro chiede a chi lavora con lui, il dottorando mite e sensibile, di distaccarsi empaticamente da ciò che vede per non rimanere scioccato e commettere errori quando lui si giustifica dicendo "Sono stato sopraffatto dalle emozioni" rimanendo bloccato alla vista di una crisi epilettica di un bambino.
Il cinema dei Dardenne offre sempre dei personaggi che lottano per qualcosa, per cambiare le sorti di una società egoista per indagare i tumori contemporanei e offrirne un'esamina multi sfaccettata e completa come la risposta del medico anziano che lascia lo studio a Jenny e che la difende essendo un medico dalla responsabilità "Era tardi non è colpa tua se non hai risposto". Ancora una volta un film incredibile che lascia storditi per la rabbia che suscita e al contempo per la speranza che personaggi come quello di Jenny continuino ad esistere mantenendo forza, coraggio, professionalità e speranza in ciò che fanno "non è morto se continua ad agire nel nostro pensiero" .

In più a riprova dell'impianto perfetto di sceneggiatura ci tengo ad analizzare un ultimo passaggio, ad esempio nel finale scopriamo chi è stato ad uccidere la donna ma ormai a noi non interessa più sapere chi ha ucciso e perchè. L'indagine e le domande e la sofferenza di Jenny è riuscita già a fare tutto il resto nel corso del film ponendoci domande e facendoci riflettere sul peso delle responsabilità. "L'assassino" si trova con le spalle al muro non certo per il lavoro della squadra investigativa ma per i sensi di colpa e la sensibilità con cui Jenny non si da pace per dare degna sepoltura alla vittima.

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