Titolo: Moonlight
Regia: Barry Jenkins
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Miami. Little ha dieci anni ed è il
bersaglio dei bulli della scuola. Sua madre si droga, e lui trova
rifugio in casa di Juan e Teresa, dove può parlare poco ma sa che
può trovare le risposte alle domande che più gli premono. Nero fra
soli neri, dei suoi coetanei non condivide l'atteggiamento
aggressivo, l'arroganza che indossano fin da piccoli. Chiron -è
questo il suo vero nome- non è un duro, ma nemmeno un debole. È gay
e, anche se non lo dice, non sa essere chi non è, non sa e non vuole
adeguarsi, così si ribella e finisce in prigione. Quando esce, Black
è diverso, cambiato, apparentemente un altro, ma sempre lui.
Quando ti confronti con un film come MOONLIGHT la sfida è ardua.
E'uno dei quei film stronzi che ti
mette il seme del dubbio se analizzarlo per ciò che realmente è (la
vita di un nero gay in un quartiere povero) o la furbizia di chi sta
dietro per cercare di parlare dei soliti fantasmi dell'America e
travestirli in modo diverso.
Moonlight mi ha fatto pensare a questo elemento oltre a tantissime altre cose.
E'un film magnifico al limite del
sopportabile. Mostra niente e parla di tutto. E'scomodo e complesso
quanto narrativamente elementare.
Jenkins si trova anche lui come altri
registi afroamericani a dover portare quel macigno sulle spalle
che grava e che sembra essere lo sforzo titanico di Atlante.
L'America ha generato il male della
schiavitù, dell'apartheid, delle divisioni sociali, dei quartieri
poveri e ora tocca a voi nuova hollywood moderna di registi
afroamericani (chi meglio di voi per il politically correct) farci riflettere e prendere atto (tanto ormai è troppo
tardi) su come vi abbiamo fatto soffrire e messi in condizione per
cui oggi vivete una nuova schiavitù accettandola addirittura e facendoci un film che vincerà golden globe e oscar (da qui l'inutilità dei premi e della cerimonia).
Questa è la domanda drammatica delle
produzioni e delle major.
Quella di Barry invece e di Little è
quella di affrontare tanti temi scomodi e complicati in tre capitoli
in quello che appare un quadro sociologico e introspettivo.
Moonlight ha un solo aspetto geniale al
di là delle sofferte e intense performance attoriali.
In un dialogo quando Little ormai
grande incontra il suo "amico" quest'ultimo gli chiede come
se la sia passata negli anni in cui non si sono visti.
Qui scatta la scintilla. Jenkins ci fa
capire che Little ha passato di tutto e ha visto cose affrontandone
altre pesantissime eppure il regista semplicemente non le mostra.
Un film che parla di delinquenza,
violenza e malavita senza mai mostrarla. Almeno questo aspetto è innovativo direi.
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