Titolo: Ora legale
Regia: Ficarra & Picone
Anno: 2016
Paese: Italia
Giudizio: 2/5
Salvo e Valentino sono cognati e vivono
a Pietrammare, paesino della Sicilia dove gestiscono insieme un
chiosco sulla piazza principale. Il marito della sorella di
Valentino, a sua volta sorella della moglie di Salvo, è Pierpaolo
Natoli, un professore di liceo dagli elevati valori morali e la
condotta integerrima. Pierpaolo si candida a sindaco di Pietrammare
contrapponendosi a Gaetano Patanè, il primo cittadino in carica, un
concentrato di corruzione e malaffare: vuole proporre un cambiamento
radicale che metta fine al degrado etico ed estetico che Patanè ha
incoraggiato nel paese. A sorpresa, i compaesani votano Natoli
sindaco, ma una volta eletto questi esigerà il rispetto assoluto
delle regole: e si sa, in Italia chi invoca la legalità lo fa sempre
riferendosi agli altri, mai a se stesso. Salvo e Valentino
rappresentano bene la popolazione di Pietrammare: da una parte i
molti, come Salvo, che nel malcostume ci sguazzano, traendone il
proprio piccolo o grande tornaconto; dall'altra i pochi come
Valentino che vorrebbero un paese migliore, più onesto e rispettoso
del prossimo. Ma i due cognati scopriranno di essere meno diversi di
quanto pensassero perché quella verso la legalità è una strada in
salita, soprattutto per chi non è mai stato abituato a percorrerla.
"Dovete fare un film commerciale che
faccia ridere, slapstick datate, e sia allo stesso tempo una critica, politicamente
super corretta, sul problema della mafia in Sicilia".
Praticamente al centro abbiamo una
trama scontata e un concetto trito e ritrito che forse solo ad alcuni potrà piacere ridendo in fondo di se stessi.
L'ora legale è terribile per come
mostri una regione tra le più problematiche in Italia che accetta
volentieri e con orgoglio di non cambiare e dall'altra gli stereotipi
e i clichè del cinema italiano.
Di cosa poi si ride nel film e perchè
ancora oggi si usa in modo tradizionale una satira che viene
accettata e alimentata dal popolo?
La Sicilia è orgogliosa di non
cambiare tradizione lasciando ai posteri e all'arte, al cinema
soprattutto, i tentativi e la parodia di cineasti che credevano forse in un cambiamento. Questo film spiega
in modo molto ironico, troppo forse ed elementare, il dna di un "siciliano" e la sua immutabilità e corruttibilità.
Quando però la realtà supera
l'immaginario e la fantasia non fa più ridere, anche se questo la
coppia di comici non sembra averlo molto chiaro, questa ironia e
critica viene assimilata senza darle il giusto peso come invece dovrebbe.
Un fatto sociale che a distanza dei
vecchi neorealisti del cinema italiano ancora mette in mostra sempre
lo stesso lato della medaglia.
La critica velata al M5S non passa poi
così inosservata e sembra la tecnica usata dal duo per monitorare
come anche i "cambiamenti" possano risultare inadeguati
anche quando portano su un piatto d'argento i risultati e la
legalità. Il discorso sulla differenziata è senza dubbio perfetto.
Ficarra e Picone come attori sono
tremendi. Uno sembra aver contratto una malattia rara che lo fa
sembrare un mammifero muto e mite in via d'estinzione mentre l'altro
che vorrebbe far ridere è la parodia di se stesso e ancora peggio non sta fermo un attimo.
Nessun commento:
Posta un commento