Titolo: Monster(2016)
Regia: Bryan Bertino
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Una giovane madre alcolista deve
accompagnare la figlia da suo padre. Sulla strada però dovranno
affrontare le loro più grandi paure
Monster-movie, thriller psicologico,
horror con tematica sociale? Di certo una cosa è chiara. Finalmente
Bertino da alla luce il suo film migliore. Un'ottima coniugazione di
generi e contesti che trovano spazio in una narrazione non sempre
perfetta (la seconda parte contiene qualche ripetizione di troppo) ma
che alla fine riesce a trovare il suo giusto equilibrio.
Monster il titolo, così diretto e
spietato, assume una connotazione diversa però lasciando forse una
smorfia in faccia a chi pensava di trovarsi di fronte al tipico
monster movie dove una creatura uccide e divora fessi a palate. Qui
c'è tutto tranne la creatura, un mostro pure piuttosto brutto.
Un mostro però centellinato dal nostro
regista che non ha a cuore le sue sorti e non gli interessa nemmeno
dirci perchè sia lì e cosa sia.
Il soggetto sembra per certi versi
scontato ma il regista decide fin da subito di scavalcare questo
impianto e sondare le soglie della disperazione in un complesso
rapporto madre/figlia e di un rapporto ossessivo compulsivo ma anche
un attaccamento ambivalente di una madre semplicemente non pronta a
prendersi le sue responsabilità. Almeno fino a che non sopraggiunge
l'incubo.
In quel caso tutto si ferma, i
conflitti e i legami familiari, quando la minaccia arriva
dall'esterno, diventano il motore centrale e il fuoco che divampa
facendo in modo che l'adrenalina pompi dosi di coraggio e di
protezione per la creatura che in fondo si ama. Lei giovane e
alcolizzata che non riesce a badare a se stessa, l'altra che ha la
metà dei suoi anni e una rabbia dentro che la divora e che non
accenna a nascondere.
Dunque senza svelare il climax (che tra
l'altro è una delle parti più scontate) si parla di riavvicinamento
di amore e rabbia, di paure e mostri interiori che escono e prendono
vita.
Un film con una grande metafora di
fondo e una complessità nel modo piccolo ed efficace che il regista
riesce a mantenere, non sempre, ma regalando una pellicola che merita
di essere annoverata tra le cose più interessanti dell'horror
moderno.
Un indie con una sola location (senza
contare ovviamente i flashback non sempre così preziosi) ansia e
discordia a palate e un duo di attrici che riesce ad essere sempre
funzionale.
Un altro esempio, come sono molti e
importanti negli ultimi anni, di horror con tematica sociale appunto
in cui la metafora diventa specchio per sondare ciò che ci divora
dall'interno.
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