Titolo: Manchester by the sea
Regia: Kennet Lonergan
Anno: 2016
Paese: Usa
Giudizio: 4/5
Lee Chandler conduce una vita solitaria
in un seminterrato di Boston, tormentato dal suo tragico passato.
Quando suo fratello Joe muore, è costretto a tornare nella cittadina
d'origine, sulla costa, e scopre di essere stato nominato tutore del
nipote Patrick, il figlio adolescente di Joe. Mentre cerca di capire
cosa fare con lui, e si occupa delle pratiche per la sepoltura,
rientra in contatto con l'ex moglie Randy e con la vecchia comunità
da cui era fuggito. Allontanare il ricordo della tragedia diventa
sempre più difficile.
Manchester by the sea dura più di due
ore e ha pochi colpi di scena. Ha un sacco di dialoghi, una
scenografia basilare e un attore in stato di grazia. Pur non
conoscendo Lonergan devo dire che al suo terzo film il regista
newyorchese fa centro alla grande filmando un'opera che ritrae il
tema del dolore in tutta la sua forma entrando nelle viscere e
sguazzandoci dentro.
Un film dalla messa in scena sobria con
pochi ricorsi al flash-back ma funzionali e mai eccessivi per dare al
pubblico quelle piccolissime coordinate di cui ha bisogno per trovare
la coerenza della trama.
Una sceneggiatura dicevo asciutta ma
che nella sua apparente semplicità è impregnata di complessità
ritraendo i suoi personaggi in tutta la loro naturalezza e
solitudine.
Casey Affleck ormai è sinonimo di
certezza in quasi tutti i film in cui recita a differenza del
fratello. In questo caso paradossalmente ha una sola maschera per due
espressioni dall'inizio alla fine del film riuscendo ad essere
commovente oltre che esprimere a pieno tutti quei non detti che il
nostro caro zio Lee vorrebbe gridare al mondo.
I colpi di scena sono pochi ma così
maledettamente studiati bene che amplificano ancora di più la
complessità e l'atmosfera mai ansiogena. Il film per quanto punta
sul suo protagonista ha un lavoro enorme sui co-protagonisti passando
da un personaggio all'altro e tracciando tutti i diversi stati
d'animo. Il più grande merito registico e di scrittura è
sicuramente quello di narrare un dramma che sa emozionare senza
strappare lacrime a tutti i costi esplorando e sondando la sciagura
massima, il destino irreparabile, la redenzione che non si riesce a
cogliere.
Alla fine rimane un affresco che
racconta una storia di vita tragica e commovente ma spalmando questa
dolce malinconia in un sapore amarissimo sussurrandoti la fatalità
piano piano nell'orecchio attraverso gli sguardi intensi e penetranti
dello zio Lee.
Lonergan riesce con incredibile
maestria a valorizzare il potenziale umano e drammaturgico regalando
un film tragico e commovente.
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