martedì 14 febbraio 2017

Headshot

Titolo: Headshot
Regia: Pen-Ek Ratanaruang
Anno: 2011
Paese: Thailandia
Giudizio: 3/5

Tul sta per vedere il suo mondo distrutto. Gli è stato inviato un pacchetto di foto e di dati, che esamina e poi mette via tempestivamente, dentro il trituratore. Si rade la testa, indossa le vesti di un monaco, e si apposta nella tenuta appartenente all'uomo della foto. Poi, prende una pistola e spara un proiettile nel collo dell'uomo. Altri colpi vengono sparati, e uno di loro finisce nella testa di Tul. Tutto diventa nero. Quando si sveglia tre mesi dopo, tutto è invertito e lui si ritrova dalla parte opposta. È un danno cerebrale bizzarro, o una qualche forma di contrappasso karmico?

Pen-Ek Ratanaruang è uno stranissimo outsider thailandese. Il suo cinema ancora adesso non credo di aver capito dove voglia e che traiettoria voglia prendere, ma nel suo complesso e indecifrabile cammino, ho potuto ammirare alcuni suoi film sconosciuti senza mai aver avuto una benchè minima distribuzione.
LAST LIFE IN THE UNIVERSE era un buon traguardo anche se l'autore ha fatto di meglio con il successivo INVISIBLE WAVERS sempre con il suo attore feticcio Tadanobu Asano.
In Headshot cambia di nuovo tutto. Regole, scenario, genere, creando un concentrato che abbraccia crime-movie, indagine poliziesca, arti marziali, noire, una specie di tecnica che più volte richiama il mockumentary e altri segmenti già visti e altri no, oscillando tra il dramma intimista e il thriller anfetaminico.
Un film strano e anomalo che ho trovato spesso fine a se stesso e autocelebrativo a differenza di altre opere dove la narrazione e la trama avevano un'intensità maggiore.
E'un thriller cupo e disilluso che mostra triangolazioni, corruttori, un paese marcio minato alla base da una corruzione inestirpabile. Il regista ancora una volta punta sul fascino nel non detto, nell’inspiegabile serie di obbiettivi e problematiche che Tul si ritroverà ad affrontare dal momento in cui la sua vita viene stravolta e capovolta, decidendo di passare dall'altra parte criticando fortemente un sistema che divide nettamente la categoria buoni e cattivi, che continua un discorso sul revenge-movie e sembra voler ribadire che se la giustizia non aiuta, allora Tul da poliziotto può trasformarsi in un sicario per conto di un organizzazione segreta. Amen


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