Titolo: Headshot
Regia: Pen-Ek Ratanaruang
Anno: 2011
Paese: Thailandia
Giudizio: 3/5
Tul sta per vedere il suo mondo
distrutto. Gli è stato inviato un pacchetto di foto e di dati, che
esamina e poi mette via tempestivamente, dentro il trituratore. Si
rade la testa, indossa le vesti di un monaco, e si apposta nella
tenuta appartenente all'uomo della foto. Poi, prende una pistola e
spara un proiettile nel collo dell'uomo. Altri colpi vengono sparati,
e uno di loro finisce nella testa di Tul. Tutto diventa nero. Quando
si sveglia tre mesi dopo, tutto è invertito e lui si ritrova dalla
parte opposta. È un danno cerebrale bizzarro, o una qualche forma di
contrappasso karmico?
Pen-Ek Ratanaruang è uno stranissimo outsider thailandese. Il suo cinema ancora adesso non credo di aver capito dove voglia e che traiettoria voglia prendere, ma nel suo complesso e indecifrabile cammino, ho potuto ammirare alcuni suoi film sconosciuti senza mai aver avuto una benchè minima distribuzione.
LAST LIFE IN THE UNIVERSE era un buon
traguardo anche se l'autore ha fatto di meglio con il successivo
INVISIBLE WAVERS sempre con il suo attore feticcio Tadanobu Asano.
In Headshot cambia di nuovo tutto.
Regole, scenario, genere, creando un concentrato che abbraccia
crime-movie, indagine poliziesca, arti marziali, noire, una specie di
tecnica che più volte richiama il mockumentary e altri segmenti già
visti e altri no, oscillando tra il dramma intimista e il thriller
anfetaminico.
Un film strano e anomalo che ho trovato
spesso fine a se stesso e autocelebrativo a differenza di altre opere
dove la narrazione e la trama avevano un'intensità maggiore.
E'un thriller cupo e disilluso che
mostra triangolazioni, corruttori, un paese marcio minato alla base
da una corruzione inestirpabile. Il regista ancora una volta punta
sul fascino nel non detto, nell’inspiegabile serie di obbiettivi e
problematiche che Tul si ritroverà ad affrontare dal momento in cui
la sua vita viene stravolta e capovolta, decidendo di passare
dall'altra parte criticando fortemente un sistema che divide
nettamente la categoria buoni e cattivi, che continua un discorso sul
revenge-movie e sembra voler ribadire che se la giustizia non aiuta,
allora Tul da poliziotto può trasformarsi in un sicario per conto di
un organizzazione segreta. Amen
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